Chilometro zero e orticello di casa L’agricoltura ha la sindrome-bucolica

VARESE «Il chilometro zero, il biologico, i prodotti tipici e gli orti dei pensionati sono una nicchia e non possono sfamare il Paese». Così il presidente di Confagricoltura Varese Pasquale Gervasini oggi, durante l’assemblea dell’associazione.
«I mercatini vanno bene, ma non possono risolvere la crisi. Servono investimenti nella ricerca, una fiscalità equa, semplificazione burocratica e la riattivazione del canale di finanziamento bancario».
«Le esportazioni dell’agroalimentare hanno segnato un nuovo record di 32 miliardi di fatturato nel 2012 (+5,4%

sul 2011) – sottolinea Gervasini – Ma la politica ha puntato a promuovere mediaticamente il chilometro zero, senza pensare che il nostro compito di agricoltori è portare latte, carne, uova, cereali e orto-frutta a prezzi accessibili sulle mense di tutti».
«Se non ci fosse stata un’attenzione al chilometro zero, alla vendita diretta e ai prodotti tipici il settore ne avrebbe sofferto ancor di più, perché il nostro territorio non è fatto di agricoltura intensiva» commenta l’ex assessore provinciale all’Agricoltura Bruno Specchiarelli che, durante il suo mandato, ha fatto molto per dop e igt.
Diverso il parere di Gianni Fava, assessore regionale all’agricoltura: «La vocazione bucolica è in contrasto con un settore fortemente antropizzato come quello della Lombardia. L’agricoltura intensiva è l’unica che può portare sviluppo e occupazione». Anche perché di terra ce n’è sempre meno: la superficie agraria utile nella provincia è passata in vent’anni da 18 mila a 13 mila ettari.

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s.bartolini

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