Si chiama pirogassificazione Ed è il segreto del caldo low cost

«L’energia è un settore che offre ancora molte possibilità di lavoro e di occupazione». Forte di questa convinzione, Fulvio Maggiolini, agronomo di 67 anni in pensione, dopo un anno di lavoro nel suo laboratorio di Azzate, ha perfezionato un impianto di pirogassificazione che può essere utilizzato per la produzione di calore e di energia elettrica.

«Non ho inventato niente, ho solo preso spunto da quello che fanno negli Stati Uniti, dove la pirogassificazione è una realtà» spiega Maggiolini, che ha già brevettato alcuni componenti meccanici dell’apparecchiatura, come il reattore e la chiusura superiore con membrana di sicurezza.

La pirogassificazione differisce dalla combustione perché avviene riducendo la quantità di ossigeno. I trucioli di legno usati come biomassa, portati ad elevate temperature, in assenza di ossigeno, non bruciano ma si trasformano in una miscela gassosa che viene detta synigas (gas di sintesi). Il synigas è un combustibile.

Secondo Maggiolini il processo di pirogassificazione potrebbe contribuire a mettere in moto l’economia nelle province come le nostre dove c’è tanto verde. «Se la pulizia dei boschi, operazione che fatta ai soli fini del miglioramento del bosco stesso non è più economicamente sostenibile, nell’ottica dello sfruttamento ai fini energetici potrebbe creare nuovi posti di lavoro – spiega l’agronomo – Il cippato prodotto a Varese, oggi, lo si manda a Torino e a Tirano, stipato in camion che per arrivare a destinazione ci impiagano due ore buone. Se, invece, quel cippato lo tenessimo qui potremmo usarlo per scaldare alcuni edifici. Dalla pulizia dei boschi del Campo dei Fiori è stata fatta una montagna di trucioli talmente alta che avrebbe potuto scaldare buona parte della città».

Conti alla mano: il valore a prezzo di mercato di tre chili di cippato è di 20 centesimi circa, mentre un metro cubo di gas costa oltre 80 centesimi. «In questa differenza di prezzo esiste uno spazio per remunerare la pulizia del bosco, offrendo nel contempo un servizio di riscaldamento – continua Maggiolini – La materia prima, una volta recuperata, andrebbe asciugata e stoccata. Sarebbe quindi opportuno creare cooperative che si occupino della raccolta della legna e della gestione di più impianti dislocati su un territorio circoscritto. Per gli edifici pubblici il vantaggio sarebbe duplice: da una parte offrire al committente un servizio a minor costo e a bassissimo impatto ambientale, dall’altro dare un lavoro remunerato a coloro disposti a farsene carico».

E le certificazioni? «Attualmente gli impianti a pirogassificazione non sono regolati da una normativa ad hoc, ma la commissione europea si è impegnata a colmare la lacuna al più presto» conclude l’inventore.

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