Il caffè a Varese è un business Ma con la crisi diventa amaro

VARESE Il caffè lombardo, oltre che un piacere per il palato, è un ottimo settore dell’economia dove fare business, anche in provincia di Varese.
Secondo uno studio pubblicato dalla Camera di Commercio di Milano, sono ben 138 le imprese lombarde attive nella lavorazione del caffè, tè e infusi, che rende la Lombardia la prima regione italiana per numero di attività nel settore.
Anche Varese si difende, piazzandosi in posizione numero cinque a livello regionale con 11 aziende iscritte,

alle spalle soltanto di Milano, Brescia, Monza e Brianza e Bergamo.
Nel 2012 rispetto all’anno scorso si è registrato un incremento del 10% di aziende del caffè attive sul nostro territorio. «Aziende nuove che aprono ce ne sono ma ce ne sono anche che altrettanto rapidamente chiudono, perché la professionalità e la qualità del prodotto sono determinanti per restare sul mercato» commenta Antonella Zambelli dell’azienda di torrefazione “La Brasiliana” di Varese. «Oggi tutti sono diventati tuttologi – prosegue – ma in questo mestiere non si può improvvisare, altrimenti non si riesce a resistere alla crisi economica».
Perché, se è vero che il settore esporta bene, ad esempio verso Germania, Francia e Svizzera, è anche vero che la crisi morde anche il caffè. «La flessione c’è stata – sottolinea l’imprenditrice – perché la materia prima è aumentata, sono aumenti i prezzi dei trasporti e la crisi di bar e ristoranti si riflette ovviamente sul nostro lavoro».
Perché il caffè vada bene, occorre che vengano rilanciati i consumi, altrimenti non ci sarà alcun sviluppo del settore.
Ottimista Federico Rizzi, amministratore delegato della torrefazione “El Miguel” di Luino. «Il caffè è un prodotto anticiclico che ha sempre il suo mercato – spiega – L’apertura di nuove piccole attività nel settore che abbiamo registrato, ha frazionato molto il mercato e nei bar c’è stata una contrazione dei consumi». L’asso nella manica del caffè varesino è la qualità, che porta al business.
«L’export certamente è la voce più positiva – osserva Rizzi – Il nostro prodotto è molto richiesto all’estero; puntiamo molto sul livello qualitativo del prodotto, facendo molta ricerca, per offrire al cliente la migliore qualità di caffè».
La crisi comunque si fa sentire. «Il mercato soprattutto all’ingrosso, in questo momento è statico e saturo – conclude – La mancanza di liquidità colpisce tutti, senza contare il rincaro delle materie prime; oggi avrei dei dubbi se dovessi decidere di aprire un’attività all’ingrosso nel settore del caffè». Ora non rimane che vedere se, e come, si arriverà al tanto auspicato rilancio dei consumi.

s.bartolini

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