SAMARATE Perizia psichiatrica a carico di Domenico Cascino, 42 anni, fermato nella notte tra lunedì e martedì scorsi per l’omicidio di Marianna Ricciardi, 35 anni, massacrata nella sua abitazione di via dei Faggi.
«Una perizia per stabilire se Cascino fosse capace di intendere e di volere al momento dell’omicidio – spiega il difensore Davide Toscani – A mio parere questa capacità in quel momento era inesistente o comunque grandemente scemata. Non si spiegherebbe, altrimenti, l’efferatezza del delitto. La violenza scaricata su una donna già morta».
La linea difensiva è chiarissima: di fatto anche l’autopsia ha confermato che Marianna è morta subito, dopo il secondo colpo infertole con la scacchiera in marmo trovata in salotto. Cascino, e l’uomo lo ha detto durante l’interrogatorio davanti al gip Patrizia Nobile, si è accorto che la donna era morta: «L’ho colpita sulla tempia, si è gonfiata subito, sembrava un pallone». Da quel momento Cascino ha infierito sul capo di Marianna con un vaso, un vassoio, una sedia in legno e poi l’ha colpita con calci e pugni al costato.
Come giustificare se non con una «momentanea follia» un comportamento simile davanti ad una morta? Lo stesso arrestato ha dichiarato di non sapere perché ha ucciso Marianna e perché ha usato tutta quella violenza.
«Cascino ha sempre detto la verità – continua l’avvocato Toscani – Che tra i due ci fosse stata una relazione è assolutamente vero. Lo provano alcune testimonianze, che fu lei a chiamarlo due volte quel lunedì mattina, lo provano invece i tabulati. Il mio assistito è stato coerente: non ha mai cambiato versione, si è subito messo a disposizione dei Carabinieri. Ha collaborato facendo ritrovare agli inquirenti i propri vestiti e gli oggetti sottratti in via dei Faggi: tre luoghi ha indicato e in quei tre luoghi sono stati ritrovati i reperti di cui si era alla ricerca».
Per il legale ci sono gli estremi per un rito alternativo: «Ribadisco che il mio assistito non si è mai sottratto e ha sempre detto la verità».
s.bartolini
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