VARESE Parlano i ragazzi sopravvissuti all’incidente del 26 luglio 2009, all’imbocco dell’autostrada per Milano, e in aula cala il silenzio per ascoltare il racconto dei due giovani scampati alla strage che è costata la vita a Luca Vilardi, Paolo Dal Fior e Andrea Minonzio.
«Cinque secondi dopo avere tirato fuori Eride, ci è piombata addosso il monovolume mentre gli altri erano ancora dentro la Punto ribaltata, tutti vivi» ha raccontato Odoardo Girardi, il primo ad essersi liberato grazie al finestrino rotto. Ha salvato la sua ragazza appena in tempo. Per gli altri non c’è stato nulla da fare.
Di fronte al giudice Elisabetta Ferrazzi, Girardi ed Eride Lonati hanno risposto a tutte le domande del pm Massimo Politi, che sta ricostruendo l’intera vicenda nel processo che vede imputato un avvocato, Giancarlo Trabucchi, penalista, che era alla guida del monovolume Mitsubishi Grandis che ha travolto l’auto ribaltata sulla quale viaggiavano i cinque giovani. Sì, perché l’auto aveva subito un incidente pochi minuti prima ed era ferma, con le ruote in aria e il tetto che appoggiava sull’asfalto, sulla corsia di sorpasso, in direzione di Milano.
L’attenzione del pm si è concentrata sulle cause che possono aver determinato quel primo sinistro: e Girardi e Lonati sono entrambi testimoni oculari di quanto avvenuto a bordo della macchina, alla cui guida vi era Luca Vilardi, una delle tre vittime. Qualche imbarazzo da parte del giovane quando il pm gli ha chiesto se, con il conducente, avesse fumato sostanze stupefacenti e bevuto alcolici prima di salire in macchina.
Particolare non di poco conto nell’economia del processo, anzi: la risposta è stata affermativa. Come pure è stata importante la deposizione della ragazza, che ha ricordato che la macchina aveva sbandato anche prima di ribaltarsi in autostrada. Tutti elementi che avranno un peso nella decisione finale.
Come lo avrà la testimonianza di Pierluigi Vanetti, un automobilista giunto appena dopo il tamponamento da parte di Trabucchi, il primo a chiamare il 118: «La visibilità era ottima» ha ricordato. Erano da poco passate le 21,40. Concetto ribadito da un altro automobilista che si è fermato per prestare soccorso, Ivan Ferraro: «Si vedeva bene, anche i ragazzi a lato delle macchine, seppure non illuminati dai fari della macchina».
Nuova udienza la settimana prossima il 18 maggio: sarà sentito il medico del 118 intervenuto per prestare i soccorsi. Successivamente toccherà ai periti, che hanno ricostruito la dinamica del tamponamento. Infine la requisitoria del pm, le arringhe delle parti civili, quelle della difesa (Trabucchi è difeso dall’avvocato Francesca Cramis). Per l’8 giugno è prevista la sentenza.
f.tonghini
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