SARONNO Una preghiera al mattino e una grande festa dedicata alle famiglie al pomeriggio: con questi due momenti, entrambi all’insegna della condivisione e dell’integrazione, il centro culturale islamico di via Maestri del Lavoro ha festeggiato la fine del ramadan. Le celebrazioni sono iniziate alle 9 sotto il grande tendone, oltre 700 metri quadrati, allestito nel cortile della scuola elementare di via Toti.
Oltre milleduecento persone si sono ritrovate per pregare insieme. Mentre i fedeli indossavano candidi abiti tradizionali, l’imam saronnese Najib Al Bared ha deciso di presiedere la cerimonia in giacca e cravatta. «E’ stata una scelta molto forte e simbolica – spiega il segretario del centro Latif Chridi – per dimostrare come non solo gli abiti tradizionali ma anche quelli più “locali” siamo ormai parte della nostra quotidianità». Un messaggio di forte integrazione che riprendere quelli lanciati, domenica sera, dal sindaco Luciano Porro e dal prevosto don Maurizio Rolla.
«La collaborazione – continua il presidente del centro Sadok Hammami – è il filo rosso che unisce tutti i momenti del Ramadan che è un mese di preghiera ma anche un’occasione per conoscendosi». Proprio per questo ieri pomeriggio alle 16 la comunità si è ritrovata sotto il tendone per giochi, un rinfresco a base di dolci tipici e persino il concerto di un gruppo marocchino. Un momento a cui hanno partecipato anche i 10 rifugiati del Bangladesh accolti dal comune di Saronno: «Ci siamo messi a disposizione – conclude Sadok – per dare un aiuto concreto convolgendoli nelle celebrazioni».
Quella saronnese è una comunità che ha come parola d’ordine l’accoglienza: «Come ogni anno – conclude Chridi – la celebrazione finale è iniziata con un augurio e un saluto nelle diverse lingue, senegalese, albanese, pakistano e somalo. Per ultimo abbiamo scelto l’italiano che ci accomuna tutti dal momento che viviamo qui». Un affetto testimoniato anche dalle bandiere tricolori che, insieme a quelle della pace, hanno colorato il palco.
Sara Giudici
f.tonghini
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