Vivere, nel migliore dei casi, quando si ha un contratto di lavoro a tempo pieno, con 750 euro al mese e non vedere nessuna luce in fondo al tunnel.
Qualcuno confessa di essersi venduto un dente d’oro, altri si rivolgono al sindacato con le lettere dell’avvocato del condominio di casa che chiede il pagamento delle spese comuni, in molti rinunciano alle visite mediche e qualche macabro pensiero sul farla finita non è soltanto un modo di dire o un’esagerazione giornalistica. Dal settore catering di Malpensa si alza la voce della paura e dello sconforto.
Il caso di Lsg Sky Chefs, prima società di catering nell’aeroporto della brughiera, è emblematico: dal 2008 i 320 dipendenti rimasti, su 560 che erano, sono in cassa integrazione a rotazione.
Le hanno provate tutte, Cigo, Cigs, cassa in deroga, qualsiasi ammortizzatore sociale in grado di dare una mano al mancato rilancio dei voli di medio e lungo raggio, quelli per i quali si preparano i pasti da servire ad alta quota. Con la cassa si è potuto almeno mantenere il posto di lavoro, ma lo stipendio a fine mese è da fame. Un dato rende evidente il dramma: quasi 30mila pasti confezionati ogni giorno nel 2007 soltanto da Lsg e 3mila da preparare, invece, oggi. E con la fine dell’anno non sarà più possibile usufruire della cassa.
«L’immobilismo politico su Malpensa è incredibile e ferale. Poi ci sono le faide tra compagnie aeree che non aiutano certo lo scalo», commenta Raffaele Dell’Erba, Rsu della Uilt in Lsg Sky Chefs.
Il pensiero è ai diritti di volo non concessi alle compagnie asiatiche che li hanno chiesti per anni. Singapore Airlines non ha potuto proseguire per New York da Malpensa, lo stesso vale per Jet Airways che da New Delhi voleva andare negli States con tappa a Malpensa (ora non c’è neanche più il volo).
Per non parlare di Luftansa Italia, che avrebbe fatto di Malpensa un hub della casa madre tedesca.
Dell’Erba saprebbe contare all’unità i passeggeri che volavano con la Japan Airlines fino alla fine del 2009 (4 frequenze alla settimana per Tokyo, con oltre 400 pasti ogni volo), altro vettore fuggito dalla brughiera. Alitalia ha, invece, tolto il 70% del lavoro a Lsg: «L’alleanza Alitalia-Etihad a quanti altri costerà il posto?»
Emirates (che ha avuto la concessione provvisoria dei diritti di quinta libertà) è già stata bloccata dal Tar Lazio: se il volo da Dubai alla Grande Mela via Malpensa dovesse essere tagliato, significherebbe 2 milioni di euro in meno di lavoro per un’altra azienda di catering, Airchef Dnata (ex Servair). e l’apertura di una procedura di esuberi per un terzo del personale.
«Stiamo assistendo allo stillicidio del catering. La situazione è davvero molto pesante – rimarca Donatella Metastasio, Rsu Filt Cgil – È il settore dell’indotto tra quelli più esposti a un ridimensionamento a causa delle quote crescenti di voli low cost».
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