Beirut, 7 giu. (Apcom) – Tra poche ore il Libano sapra’ se la coalizione filo-occidentale guidata dal sunnita Saad Hariri sara’ riuscita a conservare la maggioranza dei 128 membri del Parlamento oppure se l’opposizione capeggiata dal movimento sciita filo-iraniano Hezbollah avra’ conquistato la vittoria, segnando una nuova svolta nella travagliata storia del Paese.
Nel frattempo i libanesi di tutte le posizioni politiche, possono dirsi soddisfatti per la prova di maturita’ offerta oggi dalla loro democrazia. Nonostante i toni infuocati della campagna elettorale e gli scambi di accuse tra i due schieramenti, le operazioni di voto si sono svolte regolarmente e in tutto il Paese si sono registrati pochi incidenti senza conseguenze. L’affluenza alla urne e’ stata elevata e davanti a molti seggi elettorali, i votanti hanno atteso in fila anche per un’ora o due, sopportando il caldo, pur di poter scrivere sulla scheda i nomi dei candidati preferiti.
I risultati definitivi, ha comunicato il ministro dell’interno Ziad Baroud, saranno resi noti domani mattina, anche se il grosso dei 128 seggi del Parlamento e’ gia’ stato deciso con largo anticipo da alleanze blindate. Nei distretti a maggioranza musulmana non si prevedono sorprese, vista la compattezza dei sunniti, schierati massicciamente con il partito Mustaqbal di Hariri, e degli sciiti saldamente legati ad Hezbollah e, in misura inferiore, all’altro partito sciita Amal.
La vera battaglia, che determinerà il risultato delle elezioni, si e’ svolta tra i candidati cristiani, alcuni dei quali sono fedeli all’ex generale Michel Aoun, alleato di Hezbollah, mentre gli altri fanno riferimento a Samir Geagea (Forze libanesi) e all’ex presidente Amin Gemayel (Falangisti).
Eccezionale e’ stato lo “spettacolo” che oggi gli “aounisti” e gli attivisti degli altri partiti cristiani hanno offerto ad Achrafieh e negli altri quartieri e sobborghi a maggioranza cristiana di Beirut. Sotto lo sguardo attento di soldati a bordo di decine di mezzi blindati, colonne di auto con bandiere di ogni colore hanno attraversato per tutto il giorno Achrafieh. Gruppi di giovani con magliette dei diversi partiti hanno distribuito, gli uni accanto agli altri, agli elettori diretti ai seggi bigliettini con i nomi dei candidati delle varie liste. Tutto nel rispetto reciproco, simboleggiato dall’abbraccio che si sono dati nella scuola di Zahret al Hassan, sede di tre seggi elettorali, la giovane candidata della maggioranza uscente Nayla Tueni (figlia di un giornalista assassinato qualche anno fa) e il generale Issam Abu Jarba, capolista dei Liberi Patrioti, il movimento guidato da Aoun.
Tra i piu’ contenti per l’andamento “colorato” della giornata elettorale ci sono i venditori ambulanti di bandiere e magliette con i volti e i nomi dei candidati. Antoine, uno di loro ne ha vendute centinaia in poche ore. “Oltre 400 tra le 7 fino alle 12, in maggioranza quelle di Forze libanesi e in misura minore quelle di Aoun”, ha detto soddisfatto. Felici sono apparse anche tante signore anziane determinate, nonostante i malanni dell’eta’ avanzata, a dare il loro contributo al successo della lista preferita.
Numerosi cristiani hanno votato anche nei quartieri sciiti, alla periferia sud di Beirut, a causa della legge che impone ai libanesi di votare nei luoghi dove sono nati e non dove risiedono. Come Sami Waked, 60 anni, che dopo aver inserito la scheda nell’urna, ha partecipato alla messa nella chiesetta maronita di San Giuseppe, nel cuore di Hart Hreik, la roccaforte di Hezbollah massicciamente bombardata dall’aviazione israeliana durante la guerra di tre anni fa. “Ho votato per Aoun, perche’ credo nell’alleanza tra cristiani e sciiti, i musulmani sunniti non mi sono mai piaciuti”, ha spiegato. Suo figlio Patrick, 23 anni, studente universitario, dice di sentirsi a suo agio quando – da solo o con il padre – torna ad Hart Hreik.
A qualche chilometro di distanza a Furn al Shebbak, Hiba Aboud, bancaria di 38 anni e cristiana maronita, non ha difficolta’ ad esprimere “profondo disprezzo” per il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. “Prego affinche’ quell’uomo (Nasrallah) che appartiene alla preistoria non vinca le elezioni, altrimenti l’Iran prendera’ il controllo del Libano e trascinera’ il Paese in una nuova guerra. Gli sciiti stanno rovinando questo paese”, dice alzando la voce. I cristiani spaccati a meta’ tra i sostenitori della maggioranza uscente e quelli dell’opposizione,
ritrovano l’unita’ su di un punto: il rifiuto dell’integrazione dei 400mila profughi palestinesi. “Non diventeranno mai cittadini del Libano, il generale Aoun ha raggiunto un accordo preciso con Nasrallah”, spiega Shukri Yusef, un taxista che vota “arancione”. “I palestinesi devono andare via, devono tornare da dove sono venuti, qui hanno fatto solo del male e provocato guerre”, dice da parte sua Magdaline Haddad, una sostenitrice di Forze libanesi.
Voce isolata e’ quella del segretario generale del Partito comunista libanese, Khaled Hidadi, che ha preso le distanze da entrambe le coalizioni contrapposte e deciso di presentare liste autonome pur sapendo che questa soluzione non consentira’ ai suoi candidati di entrare in Parlamento, alla luce del sistema elettorale maggioritario-confessionale e della suddivisione del piccolo Libano in 26 distretti controllati dalle famiglie piu’ potenti. “Non ha importanza – afferma – cio’ che conta e’ passare in futuro dal maggioritario al proporzionale ed avere una sola circoscrizione elettorale. Solo in questo modo i libanesi potranno votare per i programmi dei partiti e si potra’ mettere fine al settarismo”.
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