Una vittoria dei frontalieri sul fronte delle tasse. L’hanno spuntata infatti i lavoratori della fascia di confine impiegati in Ticino, nel lungo braccio di ferro che li ha visto contrapposti negli ultimi mesi con il Ministero delle finanze italiano. Come riferito dal sindacalista di Unia Sergio Aureli, Roma ha finalmente deciso di modificare la norma che impone al contribuente italiano di dichiarare al fisco tutti i conti correnti di cui è titolare all’estero. Una norma che era stata decisa per scoraggiare la fuga di capitali all’estero, ma che metteva in seria difficoltà i circa 60mila frontalieri che lavorano in Ticino.
«La legge prevedeva l’obbligo di dichiarazione indipendentemente dalla cifra depositata, prevedendo poi il pagamento di una tassa di 34 euro per i conti con depositi superiori ai 5mila euro – spiega Sergio Aureli, che per conto del sindacato elvetico Unia si occupa della situazione dei frontalieri –. Un bel problema per chi lavora in Svizzera ed è costretto ad aprire un conto corrente per vedersi accreditato lo stipendio, tra l’altro pagato in franchi svizzeri».
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