In carrozza tra insulti e botte «E io, capotreno, oggi ho paura»

«Insulti, spintoni, strattoni, botte. Da 21 anni lavoro come capotreno. Da almeno otto lavoro ogni giorno con la paura».

È uno scenario da terra di nessuno quello raccontato dal “personale viaggiante” di Ferrovie dello Stato e Trenord alla stazione di Varese. «Personale viaggiante. Chiamateci capotreno, controllore. O stronzi, come fanno tanti passeggeri», commentano amari.

I nomi? «Meglio di no – spiegano – Meglio non avere problemi con l’azienda. Sulla carta siamo anche pubblici ufficiali, anche se i passeggeri non sembrano ricordarlo. Ma l’azienda lo ricorda e noi dichiarazioni non possiamo rilasciarne».

Il grido d’allarme parte dall’Or.Sa, il sindacato del così detto personale viaggiante che ha lanciato la campagna “Basta aggressioni”. «Il personale lavora in condizioni di non sicurezza» spiega il coordinatore nazionale .

«Più volte abbiamo segnalato questa situazione di pericolo. Le aggressioni sono in aumento costante. Siamo pronti a organizzare una manifestazione a Roma, davanti al ministero dell’Interno, se non si troveranno soluzioni di tutela condivise». Anche i numeri varesini disegnano una situazione di grande difficoltà per il personale. Nel 2013 la Polfer (comparto di Milano, dal quale dipende il presidio varesino) ha raccolto 58 denunce per altrettante aggressioni.

«Tenga conto – spiega un capotreno di Fs – che tanti fatti non li denunciamo. Si segnalano gli episodi più violenti. Quelli da prognosi in ospedale, per capirci. Gli insulti, le minacce, gli spintoni, di solito si lasciano perdere. Intaseremmo gli uffici della polizia ferroviaria altrimenti».

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