Omicidio Roberto Colombo: ricorso in Cassazione dei legali di Emiliano Cerutti. «Nulla l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Due testimoni avrebbero visto Colombo vivo tre e otto giorni dopo la notte tra il 23 è il 24 settembre, lasso temporale in cui gli inquirenti individuano il momento della morte della vittima». Marco Lacchin, codifensore con Paolo Bossi di Cerutti, 36 anni, il vicino di casa di Colombo, 49 anni, arrestato lo scorso 10 febbraio per l’omicidio di Cariola, riassume in tre punti le basi sulle quali poggia il ricorso alla massima corte contro l’arresto del trentaseienne depositato ieri.
«Noi abbiamo individuato due problemi in diritto a fronte dell’ordinanza di custodia cautelare emessa a febbraio – spiega Lacchin – Due elementi dei quali né il gip né il tribunale del Riesame hanno tenuto conto nelle loro valutazioni». L’elemento più forte è proprio quello relativo all’avvistamento di Colombo da parte di due testimoni. «Due diverse persone, che non si conoscono tra loro, che hanno notato un uomo in tutto e per tutto simile alla vittima, con problemi di zoppia, esattamente come Colombo, e che guardava con il volto inclinato da un lato, proprio come Colombo cieco da un occhio, hanno segnalato ai carabinieri la circostanza», spiega Lacchin. Il primo avvistamento, tra Casalzuigno e Cuveglio, risale al 27 settembre, tre giorni dopo la data presunta dell’omicidio. Il secondo avvistamento risale addirittura al primo ottobre scorso.
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