Il primo è stato Saronno, e ora gli imprenditori di tutta la provincia di Varese tremano: perché il regolamento sullo smaltimento dei rifiuti e la relativa tassa, per loro, rischia di essere una sciagura tale da rendere vana la timida ripresa che sta iniziando.
È soprattutto Confartigianato a dare voce alla protesta: «Abbiamo inviato al comune di Saronno, e agli altri della provincia, una nota di carattere tecnico con la quale ha chiesto una rivisitazione del regolamento in base ad alcuni principi fondamentali – dice Mauro Colombo, direttore di Confartigianato Varese – perché le imprese non vengano eccessivamente penalizzate».
«Abbiamo inviato studi approfonditi, ma a quanto pare, almeno per Saronno, non è servito. Continueremo a fare pressione sugli altri comuni, perché non vengano penalizzate le attività produttive».
«Chiediamo che vengano rispettati dei principi di equità – spiega Giacomo Ciriacono, titolare della Ciriacono srl e referente Confartigianato per Busto Arsizio – per non trasformare la nuova Tari nella pietra tombale sulla piccola ripresa che si inizia a vedere». Quello che non piace agli imprenditori, infatti, è prima di tutto che la tassa viene calcolata sui metri quadrati della sede: «Si rischia di avere una patrimoniale occulta – dice Gianemilio Gasparri, titolare della R&D Sicurezza di Tradate – e di pagare una tassa iniqua, perché, ad esempio, i magazzini non sono una zona in cui si producono rifiuti. Ma valgono come metratura per il calcolo della Tari».
Non solo, continua Gasparri: «Le imprese rischiano di pagare due volte, soprattutto le manifatturiere. Nel processo di lavorazione produciamo infatti rifiuti classificati come “speciali”. Vanno smaltiti chiamando aziende specializzate. Che, ovviamente, vanno pagate. Così ci ritroviamo con il conto dello smaltitore da sommare alla Tari».
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