La proposta di Fassa: niente auto al Sacro Monte

La discussione sul parcheggio alla Prima Cappella sino ad oggi ha riguardato soprattutto l’impatto ambientale. Credo però che si debba porgere attenzione anche ad un’altra questione che vi è strettamente collegata: quella dell’impatto viabilistico.

Se, da un lato, un parcheggio serve ad allocare gli automezzi, dall’altro li polarizza su di sé.

Il rilievo mi pare di una certa importanza, poiché la questione si pone qualunque sia la strada che, ultimato il parcheggio, l’Amministrazione deciderà di imboccare.

Le alternative sono infatti tre. Il Comune 1) o chiuderà definitivamente al traffico privato il tratto che va dalla Prima Cappella alla sommità; 2) o lo lascerà comunque sempre aperto; 3) o lo chiuderà di tanto in tanto: tendenzialmente, una volta, “saturato” il parcheggio che c’è in cima.

Mi chiedo se sia stato fatto uno studio circa le conseguenze sul traffico derivanti da ciascuna di queste tre ipotesi. Perché, ragionando “a buon senso” (e quindi disposto a essere convinto del contrario), mi pare che, in tutt’e tre le ipotesi, il rimedio rischi di essere peggiore del male.

1) Nel primo caso c’è infatti il rischio di dare luogo ad una pura e semplice “dislocazione” delle code estive soltanto un po’ più in basso: invece che dalla cima alla Prima Cappella, dalla Prima Cappella più o meno a Sant’Ambrogio.

2) Nel secondo caso gli automobilisti continueranno a optare, come prima scelta, per il parcheggio sommitale. Con la conseguenza che solo dopo avere trovato occupati tutti i posti e dopo avere a lungo cercato si rassegneranno a tornare indietro per parcheggiare alla Prima Cappella: sicché di code ne potremmo avere due, una in salita e l’altra in discesa.

3) La terza ipotesi, infine, rischierebbe di sommare gli inconvenienti delle altre.

Mi domando se, prima di costruire un nuovo parcheggio, non valga invece la pena di tornare, potenziandola, ad una soluzione sperimentata con successo fra il 1993 e il 1997.

Quella di interdire integralmente la montagna al traffico privato (eccettuati i residenti, gli ospiti delle strutture alberghiere, i pullman dei pellegrinaggi e i veicoli medici) tutti i sabati e tutte le domeniche del periodo maggio-settembre, e di fare utilizzare ai turisti il parcheggio antistante lo Stadio e il Palasport (che è assai capiente ed in quei giorni sottoutilizzato), portandoli con minibus sino alla funicolare: e farli salire al Sacro Monte da lì. Con un biglietto unico (che contempli andata, ritorno e parcheggio) e trasporto e funicolare gratuiti per chi sia giunto allo Stadio con i mezzi pubblici. Il traffico privato potrebbe essere fermato all’altezza di Velate e sarebbe (come allora) poco: una volta pubblicizzata la notizia, tutti parcheggerebbero allo Stadio. Le cose andrebbero ancor meglio di allora, poiché nel 93-97 non c’era la funicolare, la quale invece verrebbe assai valorizzata.

Il Sacro Monte, integralmente liberato dal traffico privato, sarebbe reso agibile praticamente a tutti, ed in particolare a podisti, ciclisti, amanti della natura, della spiritualità e dell’arte. Ancor più vero, questo, se il Comune provvedesse ad animare la Montagna Sacra con manifestazioni attrattive come quelle a cui a suo tempo sovraintese il mai abbastanza benemerito CTL.

Già allora, quello che molti temevano (la “desertificazione” del Sacro Monte) non si verificò.

Anzi, la presunta “chiusura” si rivelò, invece, la sua unica vera apertura.

Raimondo Fassa

© riproduzione riservata