Il Canton Ticino fa sul serio. E, in barba ai rischi per la propria economia e agli avvertimenti dell’Unione Europea, chiede espressamente a Berna che «frontalieri e i distaccati siano aggiunti nella legge che definirà i contingenti dei lavoratori esteri».
Lo ha reso noto nelle scorse ore il presidente del Consiglio di Stato, il governo cantonale,
Il Gruppo di esperti incaricato di formulare le nuove regole dell’immigrazione dopo l’accettazione popolare dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa sta ultimando, infatti, i propri lavori.
Dopodiché il Consiglio federale riceverà una proposta definitiva e successivamente formulerà all’indirizzo del Parlamento un messaggio che dovrà definire l’applicazione della volontà popolare. Ed il margine di manovra è molto esiguo in quanto si tratta da un lato di rispettare l’esito della votazione del 9 febbraio, mentre dall’altro lato bisogna salvaguardare l’esistenza degli accordi bilaterali fra Svizzera e Unione europea.
Il tempo stringe, insomma, ma anche lo spazio di azione politica. Entro il mese di giugno il governo di Berna dovrà, infatti, formulare delle proposte concrete su come mettere in pratica l’iniziativa per limitare l’immigrazione. E se a livello federale le proposte sono molteplici, il Canton Ticino ha già tratto le sue conclusioni: «Non si può accettare un’applicazione che non menzioni frontalieri e distaccati». Parola del governo. Perché se a livello nazionale si fa strada l’ipotesi di sostituire la forza lavoro che verrà a mancare in seguito al contingentamento aumentando il numero dei frontalieri, che non fanno parte della categoria degli immigranti, ma tornano a casa loro ogni sera, nel Cantone di confine di questa ipotesi non ne vogliono nemmeno sentir parlare. Le proposte che Bellinzona sta per inoltrare a Berna prevedono infatti «di limitare l’accesso al mercato del lavoro ticinese anche ai frontalieri».
Lo ha anticipato il presidente del governo ticinese Paolo Beltraminelli al termine dell’ultima riunione del gruppo di accompagnamento.
Ecco dunque che il Ticino tira dritto per la sua strada. Perché gli stretti vincoli sul frontalierato restano una delle principali proposte elaborate dal Consiglio di Stato per concretizzare l’esito della votazione del 9 febbraio scorso.
Dipenderà poi da Berna tirare le fila del discorso a livello nazionale. Ma il rischio concreto esiste. Al punto che diversi settori industriali sono già in allarme.
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