«Il centro geofisico? Nato da un film con Furia»

«Io c’ero quando Salvatore Furia ha deciso di creare la cittadella della scienza. Eravamo andati a vedere un film di fantascienza al cinema Lyceum. E all’uscita gli è venuta l’idea». A ripercorrere la storia della nascita del centro geofisico è Orlando Morelli.

Classe 1930, l’uomo è stato uno dei primi – se non proprio il primo – ad avere la tessera della Società Astronomica Varesina. La porta sempre in tasca e ancora oggi la mostra con orgoglio a chi gliela chiede. «La zona deputata a veder nascere l’osservatorio in origine era la collina di Sangallo – racconta Orlando – Poi le cose sono andate in un altro modo. Ma mi ricordo i sopralluoghi per capire se il luogo fosse effettivamente adatto all’osservazione del cielo».

Salvatore e Orlando erano grandi amici. Entrambi abitavano nella zona di viale Aguggiari e si trovavano per guardare le stelle, immaginare scenari fantascientifici e sognare il futuro. Mai si persero di vista, tanto che Furia fu padrino di una nipote di Orlando.

I ricordi di gioventù sono incredibili. «mi aveva coinvolto nella realizzazione di un rifrattore gigante – dice Orlando – Lo costruimmo artigianalmente, ordinando i pezzi d’acciaio da un’azienda che li produceva. A noi il compito di inserire in quei cilindri un sistema di specchi e di lenti e di puntare il marchingegno verso il cielo. Per reggerlo usammo una pigna di cuscini, perché non c’era altro modo di tenerlo su. Posso dire di aver collaborato alla costruzione del primo strumento dell’osservatorio. E se ci penso oggi mi sembra incredibile».

Orlando partecipò anche alla costruzione del primo osservatorio al Campo dei Fiori, che a vederlo nelle foto dell’epoca pare una casettina di legno di quelle che ci sono nei giardini per conservare gli attrezzi. Anche moglie Teresa (detta Tea) prese parte al fermento di quegli anni: «Ho dei ricordi bellissimi». La donna si fermò solo per la nascita dei figli, di cui uno porta il nome di Giovanni Virginio, come Schiaparelli.

Orlando fu uno dei primi a riuscire a fotografare un’eclissi di sole, guadagnandosi parecchia popolarità all’epoca.

Adesso l’osservatorio compie 50 anni ed è una realtà strutturata, frequentata da adulti e bambini.

«Fummo in quattro a spianare la montagna: Silvatore Furia, io, , e – ricostruisce Orlando – Sapevo che eravamo prossimi all’anniversario della costruzione. Poi mia figlia Antonella, che lavora in biblioteca, mi ha detto della mostra allestita sotto i portici di via Sacco e mi sono precipitato per vedere se riconoscevo qualcuno nelle vecchie foto. Con grande felicità ho visto immagini che conservavo solo nei miei occhi. Ma mi dispiace moltissimo di non aver trovato la foto del rifrattore costruito in casa».

Per far capire di cosa stesse parlando, Orlando ha fatto uno schizzo del rifrattore su un foglio di carta e lo ha mostrato ai membri dell’osservatorio che si trovavano in comune per inaugurare la mostra fotografica. Roba da prendere quel foglietto e attaccarlo insieme alle altre foto, in segno di quell’effervescenza che Furia ha messo in moto all’ora e da cui ancora oggi nascono grandi cose.

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