Pippo ha avuto il solo torto di fidarsi dell’uomo. Ed è finito ucciso. La storia dal finale tragico del cinghiale del Sacro Monte che era la mascotte del paese è durata quasi due anni.
La sera gelida di un inverno, di due anni fa appunto, poco a valle dell’abitato, verso le balze che danno alla Rasa spinto dalla curiosità di quelle luci quiete, di case d’uomini, che non temono, anzi cercano la solitudine protetta dalla natura, e alla ricerca di qualche avanzo di cibo che lenisse la sua fame, un cinghiale novello si è fatto sin quasi sotto la strada.
L’ha notato un passante che, corso a casa, gli ha lanciato un tozzo di pane e qualche avanzo cavato dal frigorifero.
Da allora la voce di questo strano cinghiale domestico si è sparsa per il paese. E tutte le sere Pippo con il calare della luce, sentendosi al sicuro da incontri assassini si avvicinava all’abitato.
I suoi abitanti lo chiamavano a gran voce e lui compariva puntuale a prendere un po’ di cibo direttamente dalle mani dei suoi amici uomini. Di giorno si nascondeva nel folto del bosco.
Poi, come si sa l’uomo i suoi beniamini li crea e li distrugge, è venuto il momento della fine della storia che andava in onda da troppo tempo sulla Sacra Montagna. Il cinghiale, mentre saliva fiducioso al suo appuntamento serale, è stato abbattuto con una fucilata. Immaginiamo si sia chiesto il perché mentre ha sentito il colpo mortale che impattava sul suo corpo.
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