VARESE «Ho chiamato mia mamma e le ho detto “Ti voglio bene” perché mentre ero sulla scialuppa che dondolava furiosamente ho pensato di non farcela».
Così Sara Bassani, studentessa di 16 anni del liceo Legnani, ha iniziato a raccontare il naufragio della Costa Concordia su cui si trovava in vacanza con altri dieci familiari. «La crociera è il regalo di compleanno: è stato tutto bellissimo fino all’ultima sera». Sara e i familiari tra cui la cugina Claudia Caimi di 17 anni studentessa al liceo Grassi erano a tavola quando è avvenuto l’urto con lo scoglio: «Abbiamo sentito un botto e poi la nave si è inclinata, il cameriere ci ha detto di stare tranquilli ma hanno incominciato a volare piatti, bicchieri e sedie».
Facendosi strada tra i cocci sono arrivati al ponte con le scialuppe: «Siamo rimasti lì almeno un’ora – continua la ragazza – Ci hanno fatto indossare i salvagente e ci ripetevano di stare tranquilli, che presto tutto si sarebbe risolto». La situazione però è presto peggiorata ed è inizia l’evacuazione: «Sulla scialuppa hanno fatto salire prima noi ragazzi – ricorda Claudia – Il momento più preoccupante è stato quando hanno iniziato a calarla. Hanno avuto molti problemi tanto che la scialuppa ha oscillato parecchio prima di toccare l’acqua e abbiamo anche rischiato di essere colpiti da una carrucola».
Qui le ragazze hanno avuto davvero paura: «Io – continua Claudia – ho chiamato i miei genitori per salutarli». «Mi sono morsa le labbra fino a ferirmi – riprende Sara – ma non ho pianto, avevo paura di morire ma capivo che non aveva senso piangere, avrebbe solo peggiorato la situazione».
Quella delle studentesse è stata l’ultima scialuppa a lasciare la nave ma alla fine il gruppo è arrivato a terra: «Gli abitanti dell’isola sono stati gentilissimi ci hanno accolto dandoci giacche e lenzuola per coprirci».
Nonostante il freddo e la paura le due studentesse saronnesi si sono rimboccate le maniche: «Su indicazione di un infermiere abbiamo massaggiato i piedi a un ragazzo filippino che non se li sentiva più – continua Claudia – io indossavo solo un completino sbracciato e ho ricevuto una giacca da una mamma».
«C’è stata tanta solidarietà – prosegue Sara – ma non solo mancati atti di egoismo e di vero panico come le persone che si sono lanciate dalla nave in acqua o quelle che saltavano sulle scialuppe anche se in realtà erano già piene». Sabato mattina il gruppo è stato portato in traghetto a Savona e da lì a Milano. «Sono state ore terribili anche per noi a casa – racconta la mamma di Sara – Vedendola scendere dal pullman ho capito la drammatica odissea che aveva vissuto».
Sara Giudici
s.bartolini
© riproduzione riservata