La parabola di mister Mirko Oro: l’eccesso, c’est moi. Dalle campagne pubblicitarie choc alla galera, quella che lui invocava per gli assassini a suon di taglie.
«Eccentrico e brillante imprenditore del Varesotto». Così Mirko Rosa – 40 anni, vive a Rescaldina – si autodefinisce sul sito web della catena Mirko Oro, da lui fondata nel 2011 come evoluzione del suo primo negozio aperto nel 2009 a Castellanza, sulla Saronnese.
Negozi di “compro-oro”, come ne sono sorti a bizzeffe in questi anni di crisi, ma i suoi hanno «una formula magica». La modestia non è il suo forte: si fa chiamare «il dottore», o «il numero uno». Il suo modo di fare è quello del classico spaccone di provincia, un vero “truzzo”. A partire dal look: bandana sempre in testa, occhiali scuri, tatuaggi, visibilmente palestrato e lampadato, agghindato con orecchini, vistosi anelli, orologi e catene al collo stile Puff Daddy “de noantri”.
In linea con la chilometrica limousine e il gigantesco hummer (quello che l’altroieri è finito bruciato) che lascia parcheggiati all’esterno del suo punto vendita. Mr Mirko Oro è uno che deve mettersi in mostra. Lo fa con una serie di campagne di comunicazione shock. Dove si fa ritrarre al centro dell’ultima cena, a petto nudo e con indosso un paio di Oakley colorati, come “il dio dell’oro”.
O dove esterna un suo programma politico da “sceriffo” di ultra-destra in cui propone il «raddoppio degli stipendi» accanto a presidenzialismo e castrazione chimica dei pedofili, abolizione della Guardia di Finanza e un seggio permanente all’Onu come grande potenza. Si procura inconsapevoli testimonial come Papa Francesco, che aveva rinunciato all’oro , o Balotelli, per un «basta pregiudizi» nei giorni delle polemiche sul razzismo nel calcio. Nelle campagne ideate dal suo guru del marketing Andrea Fisichella, il re dei compro-oro si affida al populismo più spinto,
pur di attirare l’attenzione. Così dopo il caso Kabobo, il clandestino che aveva ucciso tre passanti a picconate, invoca «pena di morte subito» ritraendo la testa ghigliottinata dell’omicida ghanese. E quando a Saronno una commerciante viene uccisa, l’imprenditore offre 50mila euro di taglia per l’assassino, poi ancora 100mila per trovare il killer di Yara Gambirasio. Finché quella giustizia che lui mostrava di voler aiutare gli si rivolta contro.
Quando gli sospendono le attività, un anno fa, dà dei «pagliacci» alle autorità. Poi viene denunciato per aver preso a botte il suo ex bodyguard. E ora è dietro le sbarre per lesioni e maltrattamenti nei confronti della fidanzata. Eccessivo anche in questo, visto che avrebbe decapitato il micio di casa e rinchiuso la ragazza in uno sgabuzzino costringendola a bere dalla scodella del gatto.
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