Varese non è ancora una città a misura di studente: qui anche una pizza ci costa più che a Venezia. Lo dicono i dati raccolti nella “Grande guida all’Università” prodotta dal quotidiano La Repubblica, ma lo dicono anche gli stessi studenti varesini che, se da un lato sono contenti della didattica e di come l’Università dell’Insubria sta progettando il futuro, dall’altra parlano di «poca sensibilità» da parte della città.
La guida allegata a La Repubblica è un libro voluminoso con la descrizione particolareggiata di tutte le università italiane, statali e non. All’inizio sono riportate le classifiche stilate dal Censis, che ha ordinato gli atenei in generale, per qualità di didattica e per qualità di ricerca divise per gruppi di discipline. E l’Insubria si difende bene, rimanendo a metà classifica più o meno in tutto, battendosi alla pari con atenei molto più grandi e antichi, come la Statale di Milano.
Ma all’inizio di ogni descrizione particolareggiata dell’ateneo, c’è anche uno specchietto che riporta i costi di una sorta di «paniere dello studente», e qui arrivano le note dolenti, perché Varese risulta una delle città più care d’Italia.
Un biglietto del bus costa 1,30 euro, 25 l’abbonamento mensile, 0,99 euro è il costo medio per un caffè. Una pizza e una birra, forse considerati dai compilatori la cena preferita dagli studenti, arrivano a costare 11,19 euro.
Prezzi in generale più alti delle altre città universitarie della Lombardia e perfino in altre parti d’Italia: a Bergamo, ad esempio, il caffè costa un euro, ma poi pizza e birra arrivano a 9,42, a Brescia addirittura 8,60 euro. Milano è più cara sui mezzi (1,50 il biglietto singolo), ma si rifà sul caffè (0,97) e sulla pizza (10,36).
Non sorprende che una pizza con birra a Napoli costi quasi la metà rispetto a Varese (6,85), ma ribalta un po’ i luoghi comuni il fatto che perfino per uno studente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia spenda 71 centesimi in meno di uno dell’Insubria per una cena fuori.
Gli studenti varesini che si ritrovano abitualmente nella Sala Studi Forzinetti, gestita dall’Associazione Studenti Varese e Provincia, confermano il trend che arriva dai dati esposti nel volume: «Il costo della vita a Varese è davvero alto – racconta – molti di noi cercano qualche lavoretto per potersi pagare le vacanze, o l’uscita con gli amici al sabato sera».
Perché la crisi colpisce anche qui e molti ragazzi non se la sentono di chiedere ai genitori soldi per il proprio divertimento anche perché, come spiega ancora Manuela, «già le spese da sostenere per l’università sono molto alte, e non parlo solo delle tasse, ma anche dei mezzi pubblici per raggiungere le lezioni, o dei libri». Già, perché il mercato dell’usato per i libri universitari praticamente non esiste, e le fotocopie non sono legali, «e comunque i costi sono alti: alla fine si risparmiano pochissimi euro, non conviene».
Mancano le convenzioni
I mezzi pubblici incidono molto: «Abito a Varese e studio giurisprudenza nella sede comasca dell’Insubria – racconta Martina Mori – un viaggio singolo costa più di 5 euro, e per gli universitari non ci sono agevolazioni».
Sono proprio le convenzioni per gli studenti a mancare, secondo i ragazzi: «In altre città magari capita di vedere esposti negli esercizi commerciali più vari i cartelli che promettono sconti agli studenti racconta Martina a Varese questa sensibilità ancora manca. Se non fosse per l’Asvp, che fa quello che può per convenzionarsi, noi siamo trattati come tutti gli altri. In una città che non brilla per un basso costo della vita».
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