Delitto del camping di Azzate: arresti domiciliari per , l’ex guardia giurata, accusato di aver ucciso con un colpo di pistola sparato alla testa , coetaneo e, come Ammendola, residente del camping o “Sette Laghi”, oggetto di indagine per abuso edilizio.
Ammendola è uscito dal carcere ieri dopo che il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta del difensore : «Il mio assistito non è ovviamente tornato nel suo bungalow al camping (l’area è stata prima sequestrata mentre il giudice nella sentenza di primo grado ne ha disposto la confisca). È agli arresti domiciliari presso un familiare». Nell’istanza presentata da Franchi «non siamo entrati nel merito dell’inchiesta in corso – spiega – Quello sarà un passo successivo che valuteremo quando la procura comunicherà, come intende condurre l’azione penale».
Franchi ha invece sottolineato al gip «quell’essere venuto meno delle esigenze di una custodia cautelare estrema come quella carceraria». Ammendola era incensurato: «È non è mai stato violento prima di un fatto maturato in una circostanza eccezionale – dice Franchi – Nel periodo trascorso in carcere (Ammendola fu arrestato nella notte tra il 23 e il 24 giugno scorso poche ore dopo il delitto e dopo essersi costituito, ndr) ha tenuto un comportamento esemplare iniziando un percorso personale di profonda riflessione. Ha riconosciuto l’estrema gravità dell’accaduto, ha preso parte alle attività carcerarie e, cosa fondamentale, ha iniziato una terapia per disintossicarsi dall’abuso di alcol». Come lo stesso gip Battarino scrisse a giugno dopo l’udienza di convalida dell’arresto operato dagli uomini della squadra mobile della questura al seguito di un’inchiesta lampo coordinata dal pm, l’alcol avrebbe avuto un ruolo nel tragico epilogo.
Quella domenica ci fui una riunione tra i residenti del camping che dovevano andarsene dagli alloggi abusivi per l’autorità giudiziaria e i vertici del consiglio di amministrazione della Sette Laghi srl, società proprietaria dell’area i cui vertici erano appena stati condannati in primo grado in seguito all’inchiesta sugli abusi edilizi. Una riunione accesa al termine della quale Ammendola e Bonetti continuarono a discutere sul da farsi per non essere allontanati dai loro bungalow. Ammendola ha puntato la pistola contro l’amico in una simulazione di lotta armata contro l’allontanamento facendo partire un colpo.
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