Azzate, il killer torna a casa «Una vita vale così poco?»

Incredulità e delusione tra gli ex inquilini del campeggio Sette Laghi di Azzate (la struttura sottoposta a confisca dopo la sentenza di primo grado) all’indomani della decisione del tribunale di Varese di concedere i domiciliari a , l’uomo accusato di aver ucciso lo scorso giugno con un colpo di pistola alla testa . Ammendola, in attesa del processo, è uscito dal carcere giovedì.

La disapprovazione è esplosa anche su Facebook: «Mi sembra una cosa assurda – dice uno degli inquilini del camping – dopo sei mesi esce, ha ucciso qualcuno, questo uccide ed esce, assurdo. Volevo capire. Maurizio ha ucciso Marino: è strano che sia già fuori dopo così poco tempo. Va bene che forse era ubriaco, va bene che magari non lo ha fatto intenzionalmente, ma a questo punto quanto vale la vita di un uomo? Forse non hanno ancora fatto in tempo a mettere la lapide sulla tomba di Marino e la persona che gli ha sparato è già fuori».

Ammendola, però, non è stato ancora condannato, ma il fatto che sia stato sottoposto a una misura cautelare diversa dal carcere sta già facendo discutere: «Il 23 giugno – dice l’amico di Marino – non può essere dimenticato, ci si è accaniti per cose meno importanti e poi di fronte a un omicidio si decide in questo modo. Fa specie il fatto che lo stesso tribunale che a noi ha creato mille problemi per una questione nettamente meno importante, poi decida in questo modo per un omicidio».

Anche su Facebook i commenti si sono sprecati: «È uno scherzo? – scrive un utente – vuol dire che io uccido una persona e poi dopo sei mesi sono libero?». «Assolutamente inconcepibile – dice un altro – tra poco metteranno in carcere noi, mentre gli assassini vengono liberati». «È un’ingiustizia» aggiunge un altro inquilino.

Il sindaco di Azzate, , non è entrato nel merito della decisione del tribunale di Varese: «Sulle scelte della magistratura – dice – preferisco non commentare, la nostra normativa prevede anche i domiciliari. Evidentemente è stata fatta una valutazione, sulla base di certi requisiti, per cui si è scelto un’alternativa alla carcerazione. La magistratura ha fatto le sue valutazioni sulla base della normativa vigente. Preferisco non entrare nel merito delle scelte della magistratura».

Ma in paese se ne continua a parlare: «È come aver ucciso Marino una seconda volta – dice un amico – con tutte le attenuanti del caso perché concedere gli arresti domiciliari a un uomo che ne ha ammazzo un altro?». In questi mesi Ammendola in carcere ha iniziato un periodo di recupero e riflessione.

Lo ha confermato nelle scorse ore il suo legale : «È non è mai stato violento prima di un fatto maturato in una circostanza eccezionale – dice Franchi – Nel periodo in carcere (Ammendola fu arrestato nella notte tra il 23 e il 24 giugno scorso poche ore dopo il delitto e dopo essersi costituito, ndr) ha tenuto un comportamento esemplare iniziando un percorso personale di profonda riflessione. Ha riconosciuto l’estrema gravità dell’accaduto, ha preso parte alle attività carcerarie e, cosa fondamentale, ha iniziato una terapia per disintossicarsi dall’abuso di alcol».

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