MALNATE Un tavolo tecnico di portata nazionale che affronti le problematiche legate al mondo dei frontalieri. È questa la proposta formulata dal mondo sindacale e inserita in una sorta di patto, definito “Manifesto dei lavoratori frontalieri”, che ieri mattina è stato sottoscritto da diversi candidati alle prossime elezioni politiche e regionali. Esponenti di spicco del territorio di Varese e Como che hanno assunto l’impegno di portare avanti questa proposta fino a Roma qualora fossero eletti.
La questione riguarda circa 80.000 frontalieri di tutta Italia, di cui 16.000 sono varesini. Il patto è stato siglato in villa Braghenti a Malnate, luogo strategico tra le province di Como e Varese che insieme raccolgono qualcosa come 30.000 frontalieri.
Il mondo sindacale si è presentato compatto di fronte ai futuri esponenti politici. Il segretario generale della Uil frontalieri Raimondo Pancrazio è stato chiaro sulle priorità da seguire: «In particolare ci sono tre problematiche da affrontare – dice il sindacalista – innanzitutto c’è il problema del trattamento fiscale che resta incerto, poi c’è il tema della sicurezza sociale: quando si parla di frontalieri non ci sono norme e quando ci sono, sono indefinite. Infine c’è il tema delle politiche del lavoro, vogliamo avere un ruolo per trattare queste questioni». Erano presenti in sala anche alcuni lavoratori frontalieri che hanno chiesto ai politici concretezza e tempestività.
A preoccupare c’è soprattutto la questione del mancato rispetto della legge 147, quella che garantiva ai lavoratori licenziati di fruire per un anno di un assegno mensile di disoccupazione pari al 50% dell’ultimo stipendio lordo. Risorse da attingere dal fondo speciale da 270 milioni di euro nato proprio dalle risorse di gestione separata dell’Inps accantonate dai frontalieri. «Questa – dice Alessandro Vedani della Lega – è la battaglia da fare subito. Il fondo da 270 milioni di euro deve andare a beneficio dei frontalieri fino a esaurimento. Si deve concludere l’iter in Senato, abbiamo proposto emendamenti e sub emendamenti. Da un’interpretazione tiratissima dell’Inps i lavoratori si sono visti togliere i sussidi di disoccupazione che gli spettavano».
Sarebbero circa 4.000, ma un numero ufficiale non esiste, i lavoratori frontalieri licenziati e non più reintegrati che beneficerebbero del sussidio ridotto, per tempi e misura, rispetto a quanto previsto dalla legge 147. «Secondo me l’impostazione che è stata data – dice Daniele Marantelli del Pd – è corretto. In questo momento la cosa più urgente è quello dell’indennità di disoccupazione. Le legge 147 è esistente, i denari versati non possono genericamente essere buttati nel calderone dell’Inps. Le trattenute a suo tempo versate al fondo di previdenza nazionale devono essere finalizzate qui: è un fatto di giustizia sociale».
Il servizio completo su La Provincia di Varese in edicola mercoledì 20 febbraio
b.melazzini
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