BUSTO ARSIZIO Tre persone arrestate, due attualmente ricercate poiché fuggite all’estero, ed altri 16 milioni di beni sequestrati, quasi tutte imbarcazioni di pregio, è quanto eseguito dalla Guardia di Finanza di Gallarate nell’ambito dell’operazione “Ghost Ship” nei confronti di una nota azienda nautica operativa in tutto il nord Italia, coordinata dalla Procura di Busto Arsizio.
Nonostante la sentenza di fallimento della Nord Marine S.N.C., emanata dal Tribunale di Busto Arsizio in data 14 marzo dello scorso anno,
a fronte della quale erano già stati sequestrati beni aziendali oggetto di distrazioni fallimentari per un valore superiore ai 15 milioni di euro, sono continuate senza sosta le indagini delle Fiamme Gialle di Gallarate, finalizzate a individuare le effettive responsabilità delle varie persone coinvolte e al rintraccio di ulteriori beni da recuperare al fallimento a tutela dei creditori.
Le attività d’indagine consentivano quindi di accertare le gravi responsabilità dei vari attori della vicenda nelle condotte illecite di sottrazione e occultamento dei beni aziendali ed il giudice delle indagini preliminari disponeva l’applicazione delle misura cautelare dell’arresto in carcere nei confronti di quattro soggetti, i due titolari dell’azienda e due complici, nonché l’esecuzione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di una quinta persona rea di aver fortemente agevolate le citate condotte distrattive.
Veniva, inoltre, disposto ed eseguito nei giorni scorsi l’ulteriore sequestro di 21 eleganti imbarcazioni di lusso e di ulteriori beni aziendali ritenuti oggetto di distrazione per un valore complessivo di circa 16 milioni di euro. La vicenda nasce alle fine del 2011 quando, nel corso di alcuni accertamenti nei confronti di un soggetto residente nella provincia di Varese, proprietario di uno yacht ritrovato spiaggiato sul litorale pugliese, veniva rilevata una forte incongruenza tra i redditi dallo stesso dichiarati e il valore notevole dell’imbarcazione, pari a circa 340 mila euro. Da lì sono scaturiti ulteriori accertamenti che hanno permesso di concentrare l’attenzione nei confronti di una nota società nautica con sede nel comune di Sesto Calende e show room in Genova, molo Porto Antico, dalla quale era stata acquistata l’imbarcazione spiaggiata.
Le successive indagini hanno quindi permesso di acclarare una gravissima situazione di dissesto finanziario della citata azienda che aveva portato ad accumulare un passivo di oltre 21 milioni di euro, e nella quale i due amministratori, non vedendo più alcuna via d’uscita, decidevano di scappare all’estero, destinazione Seychelles, non prima però di aver spolpato l’intero attivo societario con l’aiuto di due ulteriore soggetti nonché di vari prestanomi.
Per tali motivazioni, al fine di evitare possibili ulteriori indebite sottrazioni dei beni aziendali, ad ulteriore grave danno per i numerosi creditori della società, all’inizio del 2012, venivano cautelativamente sequestrate, su ordine della Procura, 38 imbarcazioni da diporto rivenute sia nei vari capannoni in uso alla società che nel porto di Lavagna, 11 automezzi aziendali, cinque immobili ubicati nelle province di Varese e Genova fra i quali una lussuosa villa sita sempre in Lavagna del valore superiore al milione di euro in attesa di essere venduta, decine di conti correnti, oltre a tutti gli altri beni strumentali di proprietà della società oggetto di indagini per un valore complessivo superiore ai 15 milioni di euro.
Parallelamente veniva richiesto, sempre dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio, il fallimento della società successivamente dichiarato a seguito della sentenza del Tribunale di Busto Arsizio il 14 marzo 2012. Ad oggi, con l’esecuzione delle ultime ordinanze e degli ulteriori decreti di sequestro si è potuto, quindi, cautelare a favore del ceto creditorio beni mobili, immobili ed attrezzature varie per un valore complessivo di circa 31 milioni di euro.
s.bartolini
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