È la spina nel fianco di : dopo il battibecco in aula sull’auto blu usata dalla moglie del premier («Io con lei non parlo» gli aveva detto Renzi), ora Candiani partorisce l’emendamento che “mette sotto” il Governo nella maratona sulla riforma del Senato. «Ora forse capirà che cambiare la Costituzione non è un regolamento di condominio»
Il senatore di Tradate, già inviso al premier per via di quell’interrogazione in cui chiedeva conto dell’uso dell’auto blu per accompagnare la moglie di Renzi, Agnese, in giro per Roma, ieri gliene ha combinata un’altra.
Era suo l’emendamento alla riforma costituzionale che ha mandato in minoranza il governo con il voto segreto di 154 senatori favorevoli, contro 147 contrari.
«Ha vinto la gente» esulta Stefano Candiani dopo il voto dell’emendamento, che ha creato un certo disorientamento nel Pd, facendo riemergere la “sindrome dei 101”, in riferimento ai parlamentari democratici che ad inizio legislatura affossarono l’elezione di alla presidenza della Repubblica, anche se è la stessa senatrice Pd E ad adombrare, in un post sibillino su Facebook, la “mano” «dell’ala “teodem” e degli alleati di governo ciellini» nel voto segreto.
«È una piccola battaglia vinta, ma fondamentale – spiega Candiani, eroe di giornata tra i leghisti – forse Renzi si renderà conto che l’approccio che ha avuto su questa riforma è superficiale, non si può far approvare a colpi di maggioranza una modifica della Costituzione come se fosse un decreto legge. Noi ci stiamo battendo per le garanzie fondamentali dei cittadini».
L’emendamento Candiani infatti allarga le competenze del nuovo Senato anche alle materie «eticamente sensibili» che riguardano la bioetica, l’inizio e il fine vita, il matrimonio e le unioni civili, contenute negli articoli 22 e 32 della Costituzione.
«Renzi – spiega l’ex sindaco di Tradate – voleva ridurre i diritti fondamentali alla vita, alle cure mediche, alla salute e alla famiglia a temi marginali, come se la Costituzione fosse un regolamento di condominio. Così il Pd e i suoi manutengoli hanno tentato in ogni modo di bloccare questo voto, hanno cercato di togliere il voto segreto, per ricattare i propri senatori. Ma non ce l’hanno fatta. Abbiamo votato e hanno perso».
Viene invece respinto, ma stavolta con il voto palese, l’altro emendamento con cui Candiani cercava di mettere in crisi la maggioranza, quello che propone il taglio a 500 del numero dei deputati della Camera.
Nel pomeriggio il senatore leghista è protagonista di un’aspra polemica contro il presidente di Palazzo Madama, arrivando a dire di «provare vergogna per come gestisce» l’aula: «Qui ormai ti impediscono persino di dibattere e di partecipare al voto – denuncia Candiani – Grasso arriva persino a mettere ai voti gli emendamenti senza lasciar fare gli interventi, quando almeno un terzo dei colleghi non è presente in aula per votare. È una gestione inaccettabile. Ma noi non molliamo e continueremo a batterci».
Tanto che Candiani arriva a sospettare che il premier possa aver promesso una candidatura al Quirinale all’attuale presidente del Senato.
E chissà ora Renzi, dopo aver già rimbrottato il senatore varesino in aula dicendogli «lei è quello che ha presentato l’interrogazione su mia moglie? Non abbiamo niente da dirci» (Candiani gli aveva risposto per le rime dandogli del «cafone»), cosa farà quando se lo troverà sulla strada?
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