Ascoli Piceno, 25 mag. (TMNews) – Ieri Melania, come tutti chiamavano Carmela Rea, avrebbe compiuto 29 anni. Con una messa e una fiaccolata a Somma Vesuviana, suo paese d’origine, i familiari hanno ricordato la giovane madre scomparsa il 18 aprile e ritrovata senza vita due giorni dopo nella pineta delle Casermette a Ripe di Civitella. Nella chiesa di Santa Maria del Pozzo c’era anche Salvatore Parolisi, il marito di Melania, caporal maggiore istruttore delle soldatesse del Reggimento piceno.
Intanto le indagini dei carabinieri di Ascoli Piceno proseguono ‘serrate’, assicura il colonnello Alessandro Patrizio, e tutti gli sforzi investigativi sono tesi a ricomporre il ‘puzzle’ per dare un volto all’assassino di Melania. Sono infatti molte le persone che anche oggi sono state ascoltate da inquirenti e investigatori. “Sentiremo tutti, ci sono molte persone che dobbiamo ascoltare, abbiamo un’agenda molto fitta”, spiega il colonnello Patrizio. Persone dell’ambiente militare vicine al caporal maggiore, ma non solo. Anche Salvatore Parolisi, che resta soltanto persona informata sui fatti, potrebbe essere risentito: “Se necessario sarà risentito, al momento – aggiunge il colonnello che guida le indagini dei carabinieri di Ascoli Piceno – però non ci sono esigenze pressanti di carattere investigativo”.
I carabinieri cercano anche di identificare due persone che potrebbero essere utili alle indagini: il telefonista e una donna misteriosa. Si cerca infatti di individuare l’uomo che il 20 aprile ha chiamato il 113 denunciando di aver visto il cadavere di una donna nella pineta di Ripe. Una telefonata anonima di 10-15 secondi arrivata intorno alle 15 del 20 aprile al 113: “Andate nel bosco delle Casermette vicino al poligono di tiro, c’è il corpo senza vita di una donna, morta ammazzata”. Quella donna era Melania Rea. I carabinieri arrivati sul posto hanno trovato il corpo della donna, che cercavano da 48 ore, vicino ad una casetta di legno al termine di una strada sterrata che finisce su una radura al limitare della pineta di Ripe, non lontano da alcune panchine di legno.
Si attendono ancora le relazioni ufficiali delle analisi sui tabulati telefonici sul cellulare sia di Melania che di Salvatore, ma anche su tutto il traffico telefonico avvenuto nella zona agganciata dalle celle tra Ripe e Colle San Marco in quei giorni. A giorni atteso anche l’esito dell’esame dell’anatomopatogolo Adriano Tagliabracci, che potrebbe ridurre la forchetta sull’ora della morte di Melania, per ora compresa tra le 14 e le 17.30 del 18 aprile. L’ipotesi più probabile è che Melania sia stata uccisa nella pineta delle Casermette dopo una breve aggressione durante la quale ha cercato di difendersi, ma che sia morta nel giro di poco tempo dopo aver ricevuto circa 28 coltellate, quattro delle quali potrebbero essere state fatali. Depistaggi successivi invece sia la siringa conficcata nel petto che il laccio emostatico e le ferite che formano alcuni simboli rudimentali sulle cosce e sull’addome. Stretto riserbo invece sugli oggetti, tra cui un Pc, sequestrati nel corso dell’ultimo sopralluogo dai carabinieri nell’abitazione di Melania Rea e Salvatore Parolisi, nel corso del quale non è stato trovato nessun diario della donna.
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