VARESE Napolitano al Colle, parlamentari varesini “assediati” sui social network. Inascoltati gli appelli a «votare Rodotà», sulla Rete sono decisamente in maggioranza i commenti negativi rispetto a quelli positivi, soprattutto sulle bacheche dei parlamentari varesini del Pd.
I toni non sono più quelli di aperta ribellione che avevano caratterizzato la scelta di Franco Marini nella prima giornata di votazioni per il Quirinale, ma in molti, tra i militanti varesini del Pd, continuano a non capire «perché
no Rodota?».
C’è chi chiede «a chi restituire la tessera» e chi ricorda che «vi abbiamo eletti per contrastare il Pdl» o che «gli unici contenti sono i grandi elettori di Napolitano, gli altri no». Persino chi propone provocatoriamente come “punizione” per non aver votato Rodotà (di gran lunga il candidato più sostenuto sui social network) «tutta l’estate a cuocere le salamelle al Borgorino», il parco dove si svolge la storica festa de “L’Unità” di Cassano Magnago.
Il dibattito è acceso. E se Maria Chiara Gadda ammette che avrebbe «desiderato un altro scenario, però bisogna ripartire», da parte loro Angelo Senaldi ed Erica D’Adda scrivono di essere «pronti a spiegare» quel che è successo a Roma in questi tre giorni che hanno ribaltato il partito.
Anche tra i militanti pidiellini, sulla bacheca di Raffaele Cattaneo, e tra quelli leghisti, si intravede un certo disorientamento nei confronti del Napolitano-bis, che riscuote decisamente più consenso nel centrodestra. Tra i sostenitori del Carroccio però l’ultima tornata di “epurazioni”, nate proprio in seguito alle critiche ai vertici comparse sui social network, sembra aver convinto molti ad evitare di usare toni polemici per non passare guai. Tra chi non si arrende al “silenziatore” – c’è anche l’ex parlamentare Alberto Torazzi, già colpito da una proposta di espulsione nel consiglio nazionale della Lega Lombarda – ci sono i commenti che ricordano che Giorgio Napolitano era il ministro dell’interno dell’assedio a via Bellerio (quello che costò una condanna persino all’attuale segretario federale Roberto Maroni), ma anche colui che disse che «la Padania non esiste» e che infine ha promosso il governo Monti che ha messo una pietra tombale sulla riforma del federalismo fiscale. Andrea Aliverti
s.bartolini
© riproduzione riservata