VARESE Il Pd “a pezzi” guarda al futuro. E passa dalla “sfiducia” per l’attuale classe dirigente alla necessità di un rinnovamento che partirà con la stagione congressuale. Se rinnovamento non sarà, il partito perderà buon parte della sua militanza.
A partire da quei segretari di circolo che ieri, durante l’assemblea di “occupazione” della sede provinciale di via Monte Rosa, hanno annunciato dimissioni di protesta. «Non sappiamo se ha senso rimanere in questo partito» è
il commento amareggiato.
Dal segretario del circolo di Belforte di Varese Marco Regazzoni a Francesco Ravasio, consigliere comunale di Daverio, ai segretari di Biandronno Andrea Parola e di Cairate Andrea Venegoni. Ma oltre all’amarezza, c’è la rabbia.
«Non ho pietà, nessun rispetto per i nostri dirigenti – esordisce Regazzoni – e faccio nomi e cognomi: Pierluigi Bersani, Rosy Bindi, Dario Franceschini e Massimo D’Alema. Spero che nessuno si sogni più di dare fiducia a questa classe dirigente. Queste persone non meritano più di fare parte nemmeno di una bocciofila».
«Ho avuto vergogna a parlare con i miei amici che non hanno votato Pd, ma soprattutto con quelli che ho convinto a votarlo». Sotto accusa la trattativa con Berlusconi e l’opera distruttiva dei franchi tiratori durante l’elezione di Romano Prodi. «Cento deficienti del nostro partito che prima hanno applaudito e poi hanno sparato contro il padre nobile del centrosinistra. E magari tra loro c’è anche qualcuno della provincia di Varese». Un sospetto, questo, che non trova conferma.
Il consigliere comunale Andrea Civati invita al superamento della crisi: «Dobbiamo superare Bindi, Letta e Franceschini, una generazione politica che pensa ancora oggi di poter far digerire tutto agli elettori. Bersani si è responsabilmente dimesso, ma quando ormai era tutto a pezzi. Adesso dobbiamo aprire una fase di discussione, invitare la gente nelle sedi. Teniamo unito il partito».
Ma l’amarezza è tanta. Ravasio rivela che «molti non vogliono pià iscriversi e io stesso sono deluso. Non possiamo fare le primarie e più vedere non rispettato il mandato degli elettori». A richiamare i militanti, ad invitarli a resistere, è il segretario di Brebbia: «Volevo andarmene, ma oggi ho capito che non posso farlo. Abbandonare la politica vorrebbe dire consegnare il Paese a chi vuole una dittatura mediatica, all’uomo che decide e ordina dalla sua barca, a Grillo».
Presenti all’assemblea anche il segretario provinciale Fabrizio Taricco e la presidente Laura Prati. I giovani, tra cui il presidente Tommaso Police e il segretario Aureliano Gherbini, hanno “rimproverato” a Taricco la sua “condanna” dell’occupazione di Gallarate e Malnate. Ma Taricco ribadisce: «Ho solo parlato di rispetto. E conferma che in quell’occasione è mancato. Oggi è diverso». E ai segretari: «Il mio invito è a non dimettervi».
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s.bartolini
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