VARESE La grande distribuzione organizzata risponde a Confconsumatori sul ritrovamento di carne equina in alcuni prodotti alimentari. Tracciata la mappa delle pratiche di controllo da parte dei supermercati.
Lo scandalo della carne equina ha evidenziato alcune lacune nella legislazione comunitaria in materia di tracciabilità e sicurezza alimentare, in particolare sui prodotti trasformati. Confconsumatori, ha rivolto a tutti i principali rappresentanti della Gdo alcuni brevi quesiti, da un lato per conoscere la diffusione del problema e, dall’altro
per sollecitare soluzioni che, tramite l’adozione di “buone pratiche” a tutela del consumatore, anticipino i contenuti di una normativa comunitaria che risulta sempre più urgente.
Su dodici catene contattate, sedici hanno risposto a Confconsumatori. Di cui solo nove hanno risposto entro pochi giorni dalla richiesta (Sma-Simply, Eurospin, Auchan, Billa, Carrefour, Coop, Esselunga, Selex e Lidl Italia). Mentre non hanno ad oggi risposto Conad, Pennymarket, Pam e Sigma. Le tre risposte di Crai, Despar Italia e Unes sono giunte all’associazione a seguito di una seconda comunicazione.
«I quattro, semplici quesiti posti alla gdo – commenta Mara Colla, presidente nazionale di Confconsumatori – ci sono stati utili per tracciare un quadro della diffusione del problema e della sensibilità dei grandi distributori nell’affrontarlo. Se è vero che ci rammarica e ci preoccupa il silenzio di ben quattro operatori, è anche da sottolineare il comportamento trasparente e responsabile di altri. Riteniamo che il dato più interessante riguardi i controlli supplementari effettuati in sette catene e la richiesta di garanzie particolari richieste ai fornitori. Tali comportamenti, adottati su base volontaria, potrebbero gettare le basi di una “best practice” da esportare a livello comunitario, anticipando così gli effetti di una legislazione ormai non più prorogabile». V. Fum.
s.bartolini
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