Il giorno dopo l’incidente ha forme ed odori ben precisi: sono i particolari che svelano le reali sembianze dei timori della prima ora, scongiurandone alcuni e confermandone altri.
Si immagini questa parte di territorio – che sta tra lago e collina – come una scacchiera leggermente inclinata, dove i campi sono i quadrati bianchi e neri ed i canali che arrivano alla Roggia Nuova le linee che li dividono.
Questa scacchiera è ora sporcata di macchie di un colore blu intenso,
stagnanti fra i rovi ed i rami dove l’acqua, ormai putrida, non riesce a scorrere. Ed ha un odore penetrante, sgradevole, che ti si appiccica ai vestiti, trasportato dal vento freddo che ne amplifica e confonde i confini.
La nafta in circolo da mercoledì ha danneggiato l’ecosistema: in che quantità e per quanto tempo è ancora da stabilire; fino ad ora si è pensato unicamente a contenere le conseguenze.
Ma non serve aspettare per vedere i pesci che prima popolavano questo reticolo galleggiare morti in mezzo al carburante sversato: “gobbini”, “scardoni” ed altre specie travolte da duecento litri di una lenta ma inesorabile onda blu.