BUSTO ARSIZIO La commissione territorio svela il piano Botta per l’area delle Nord. «Un gioiello urbanistico» il disegno di recupero dell’area strategica attorno alla stazione delle Ferrovie Nord firmato dall’archistar ticinese Mario Botta. Sì, ma praticamente irrealizzabile.
Ai cittadini bustesi è costato 50mila euro, su un incarico da 280mila euro affidato ai tempi dell’amministrazione di Luigi Rosa, ma è stato definitivamente messo nel cassetto dalla giunta Farioli dopo che «il programma attuativo, approvato nel 2001 dalla Regione Lombardia,
non aveva trovato interesse concreto negli operatori», come ha ricordato in commissione il vicesindaco e assessore all’urbanistica Giampiero Reguzzoni.
Ora il progetto dell’archistar ticinese torna alla ribalta, svelato in commissione territorio su richiesta del gruppo del Partito Democratico, in vista dell’elaborazione del ?piano di iniziativa pubblica? che il Pgt prevede debba essere redatto dal Comune entro 12 mesi dall’approvazione del documento urbanistico che manderà in soffitta il vecchio Prg. «A suo tempo avevamo apprezzato l’impostazione del piano Botta – ricorda Valerio Mariani (Pd) – ora pensiamo possa tornare utile come base di lavoro e di valutazione per il prossimo piano di iniziativa pubblica».
Era un piano molto ambizioso, che prevedeva al centro dell’area delle Nord un’area verde, il nuovo palazzo comunale e soprattutto, come punto qualificante, una sala civica da mille posti di cui Botta aveva chiesto di curare personalmente la progettazione.
Di fatto, alcune delle principali caratteristiche del progetto di Mario Botta (una placca centrale di servizi pubblici attorno alla stazione delle Nord, l’assenza di un viale di attraversamento centrale e una suddivisione in comparti che avrebbero potuto essere avviati autonomamente) sono state mantenute anche nel documento di piano del Pgt elaborato dal pool guidato dall’architetto Massimo Giuliani. La differenza sostanziale sta nel fatto che, mentre il piano Botta era fortemente impattante sull’edificato esistente (con la conseguente necessità di espropri per rendere realizzabili le previsioni), l’amministrazione ha preferito adeguare i piani alla realtà esistente per stravolgerla al minimo.
Andrea Aliverti
b.melazzini
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