VARESE Caro-benzina, ti scrivo: decine e decine di lettere inviate da tutta Italia alla procura di Varese. E gli uffici rischiano l’intasamento.
Tutto ha avuto inizio con l’indagine coordinata dal sostituto procuratore Massimo Politi e condotta dagli uomini della guardia di finanza di Varese che ha sollevato il velo sulla domanda di tutte le domande: perché il costo del carburante in Italia non cala mai, anche quando tasse e accise vengono limate al ribasso?
Ne è
nata un’inchiesta che un mese fa era scaturita in un provvedimenti del gip varesino Giuseppe Battarino che ha fatto storia nel Belpaese: secondo quanto scritto dal giudice per le indagini preliminari esistevano gravi indizi di colpevolezza a carico delle sette sorelle del petrolio in merito ai reati di truffa aggravata (ai danni di tutti gli italiani) e aggiotaggio.
In sintesi l’ipotesi accusatoria configura accordi illegittimi nei consigli d’amministrazione delle diverse compagnie al fine di fare cartello lasciando inalterato il costo del carburante. La procura di Varese da quel momento è divenuta la paladina di tutti i consumatori italiani e il pubblico ministero pare sia stato scambiato per una sorta di consigliere e confidente.
Da un mese, infatti, gli uffici di piazza Cacciatori delle Alpi, sono stati letteralmente invasi da decine e decine di lettere arrivate da tutte Italia con i quesiti più disparati relativi al caro benzina: «Ho fatto benzina in quella piazzola. Ho pagato al litro un euro e 80 centesimi. Il prezzo è giusto? Oppure è stato ritoccato?». Decine di missive che nella maggior parte fanno le pulci al benzinaio sotto casa di altrettanti italiani dislocati in tutta la penisola.
«E quello che fa? Manomette il prezzo? Oppure manomette la pompa?». Domande e richieste di informazioni che nulla hanno a che vedere con la complessa indagine che niente contesta, tra l’altro, ai poveri benzinai ma mira ai petrolieri, spesso insultati nelle lettere arrivate in procura «buoni quelli… meglio lasciar perdere». Insomma una ridda di commenti e considerazioni che ben rappresentano l’umore del Paese ma nulla aggiungono all’inchiesta. Anche perché il gip Battarino (chiamato curiosamente Bettarini da molti degli scriventi) ha dichiarato incompetente la procura varesina: i reati ipotizzati, infatti, si sarebbero configurati nelle sedi delle sette compagnie petrolifere finite sotto accusa e dislocate a Milano e Roma.
Il servizio completo sul giornale in edicola mercoledì 24 aprile
s.bartolini
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