Sparatoria al bar Zodiaco di Leggiuno: Paolo il Sardo condannato a otto anni di carcere. La sentenza pronunciata ieri pomeriggio dal giudice per l’udienza preliminare Stefano Sala. , 35 anni, che materialmente sparò a (detto Mirco) , titolare del locale dove l’11 maggio scorso si consumò il delitto, si è visto confermare l’accusa di tentato omicidio.
Il difensore aveva chiesto la derubricazione del reato in lesioni gravissime: «È stato accertato che i colpi d’arma da fuoco, una 38 Special, sono stati esplosi contro Vendramini da un metro di distanza. Da quella distanza e con quel calibro – ha spiegato il legale – se ho intenzione di uccidere qualcuno riesco a farlo senza problemi. Sparandogli alla testa, non alle gambe e alle braccia. Io non credo ci fosse assolutamente la volontà omicidi aria».
Il gup ha deciso diversamente, confermando sostanzialmente la pena chiesta dal pubblico ministero , titolare delle indagini. Il pm aveva chiesto una condanna a otto anni e quattro mesi. I due fiancheggiatori di Frau, giudicato con rito abbreviato, hanno invece chiesto di patteggiare. A loro non è stato contestato il tentato omicidio in concorso. Il giovane , che quella sera portò con la sua auto Frau al bar Zodiaco e poi ne garantì la fuga con la stessa macchina, ha patteggiato una pena a due anni e sei mesi di detenzione. , assistito come Caruso dall’avvocato, ha patteggiato a tre anni di reclusione. Mentre Caruso fu arrestato poche ore dopo la sparatoria, Salcone si rese latitante insieme a Frau. Entrambi furono catturati dai carabinieri del comando provinciale di Varese dieci giorni dopo la sparatoria.
Salcone è stato trovato nelle vicinanze di Arezzo, sua zona d’origine, nascosto a casa di una ex fiamma. Frau, si era nascosto sempre in Toscana, a Bibbiena, in una comunità di pastori. Lì aveva trovato ospitalità e protezione in un casolare isolato tra l’altro difficilissimo da controllare per i militari che lo sorvegliavano in attesa di entrare in azione. Basilico ha già annunciato il ricorso in appello. A Vendramini, costituitosi parte civile e assistito dall’avvocato, il gup ha assegnato una provvisionale pari a 20 mila euro. Con il risarcimento del danno da definirsi in sede civile: «In seguito alle ferite riportate – ha detto Ambrosetti – Il mio assistito è invalido in una percentuale che sfiora il 40%».
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