La libertà è un’arma: a volte ci salva e altre può uccidere

L’uomo è per sua natura folle, un compromesso da pagare in cambio della libertà di scelta. Tutto questo ci distingue dagli animali, ma, talvolta, ci fa sembrare meno intelligenti di loro. «Ognuno è responsabile di tutti. Ognuno da solo è responsabile di tutti. Ognuno è l’unico responsabile di tutti» scriveva Antoine de Saint-Exupéry. Probabilmente, non tutti sono in grado di rendersi conto che ogni nostra azione si ripercuote, inevitabilmente, su molte altre persone e, per questo, alcuni compiono atti di pazzia estrema.

In gita a Roma

Un sedicenne, un coltello e una data: questo quello che hanno in comune le storie di due ragazzi, uno svizzero, l’altro statunitense. Due giovani studenti, i loro compagni e i loro insegnanti: le loro vite non saranno più le stesse dopo quanto accaduto lo scorso 9 aprile. Ma procediamo con ordine: una scolaresca svizzera si trova in gita in Italia per visitare la Città eterna. In un ostello a pochi passi dal Vaticano, un gruppo di ragazzi decide di compiere una bravata: sfidare la sorte, giocando con dei coltelli appena acquistati; questa non si rivelerà essere una scelta molto arguta e uno dei giovani, Jonathan Lucas, perde la vita a causa di una profonda ferita all’Aorta. Probabile movente: la noia.

Noi ragazzi abbiamo tutto, tranne, forse, un po’ di sale in zucca. E così, per divertimento, compiamo azioni non proprio mature. Oltre a quella del giovane Jonathan, le vite di tutti i suoi compagni di classe non saranno più le stesse, senza considerare le probabili ripercussioni penali per gli insegnanti e lo strazio che perseguiterà la famiglia Lucas. Un gesto può compromettere centinaia di persone: si dice che sia impossibile dimenticare Roma e, purtroppo, la scolaresca di Losanna ricorderà per sempre questa città.

A scuola in Pennsylvania

Poche ore più tardi, nei pressi di Pittsburgh (Pennsylvania), un altro ragazzo di sedici anni, Alex Hribal, perde la testa e inizia un’efferata corsa nel corridoio del liceo di Murrysvilee, aggredendo i compagni di scuola. Almeno 20 studenti feriti, tra cui 7 molto gravi, accoltellati alla pancia, alle gambe, alle braccia e alla schiena; un po’ dovunque, l’importante era fare male.

La testimonianza

Si potrebbe pensare a un gesto di criminalità tipico dei sobborghi, ma secondo Leonardo Vanzan, uno studente varesino che si trova nell’Indiana da 8 mesi, il motivo per cui negli USA avvengano questi gravi atti di violenza nelle scuole è riconducibile a un fattore culturale: «I veri genitori dei ragazzi sono i ragazzi stessi, spesso si ha un lavoro fin dai 16 anni e vige la regola che se il figlio porta a casa uno stipendio, allora è in grado di provvedere a se stesso da solo, come un “piccolo adulto”».

Leonardo nota inoltre problemi nella comunicazione tra famiglia e teenagers: «Quando il figlio ha un problema, l’80% delle volte non si confronta con i genitori, ma solo con i propri amici. I numerosi episodi di bullismo, talvolta anche estremi, come in questo caso, sono dovuti a una mancanza di affetto e amore in famiglia».

E anche in questo caso il gesto di un singolo ferisce fisicamente e mentalmente molte persone: «La mia libertà finisce dove comincia la vostra» (M. L. King), ma questa è tutta un’altra storia.

Michele Bertoni

© riproduzione riservata