La Commissione europea conferma che nessuna Legge di stabilità sarà rispedita al mittente, ma avverte che l’esame non è finito: gli sforzi aggiuntivi di Italia e Francia hanno rimediato solo alle «gravi» deviazioni dalle regole ma non alle altre che, seppure di minore intensità, comunque rendono i Paesi inadempienti nei confronti del Patto di stabilità.
Non solo: i nuovi sforzi nelle leggi di bilancio hanno rimediato ai rischi per il 2015, ma non alla situazione del 2014,
che non è stata corretta e che quindi mette l’Italia a rischio procedura per squilibri eccessivi a causa del debito molto elevato. Anche perché le riforme «devono essere ancora attuate», incalza Bruxelles, e quindi l’attenzione resta alta.
Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, evidenzia però che proprio «nella valutazione della Legge di stabilità italiana sono state richiamate e accettate dalla Commissione circostanze italiane»: in particolare l’impatto della recessione e l’impegno per il programma di riforme. Dall’1 novembre, poi, Italia e Francia potrebbero avere un «alleato»: toccherà infatti al nuovo commissario agli Affari economici, il socialista Pierre Moscovici, completare l’analisi dei piani di bilancio 2015 e valutare se gli sforzi dei Paesi sono sufficienti oppure no.
«Il fatto che non abbia riscontrato serie deviazioni dalle regole del Patto, non significa che i piani lo rispettano appieno, non pregiudica la nostra analisi finale e non esclude che la Commissione possa adottare procedure nell’ambito del Patto», ha chiarito il commissario agli Affari economici Jyrki Katainen, lasciando aperta la possibilità di richiami a metà novembre, con la pubblicazione dei giudizi completi e dopo aver visto le nuove previsioni economiche il 4 novembre.
Da sabato però il commissario cambia ruolo e diventerà vice presidente per Crescita, investimenti e lavoro. I giudizi definitivi sulle Leggi di stabilità saranno quindi completati e presentati da Moscovici, supervisionato dal lettone Valdis Dombrovskis. «Credo che la Commissione abbia scrupolosamente rispettato le regole e spero che anche la prossima lo farà», ha detto il presidente uscente José Barroso, che da sabato passerà il testimone a Jean Claude Juncker.
La speranza di Italia e Francia è che con Juncker si apra l’era della vera flessibilità e delle regole che non penalizzano la crescita. Katainen però ricorda che, se questa ipotesi può valere per l’anno prossimo, per quest’anno le regole non cambiano e i Paesi non potranno evitare eventuali procedure legate alle inadempienze sul 2014. Nel caso dell’Italia, quindi, resta sempre acceso il rischio di una procedura per «squilibri eccessivi» causati dal debito elevato. Il nuovo rapporto sugli squilibri macroeconomici ci sarà a metà novembre, assieme al giudizio completo sulla Legge di stabilità che di certo, ancora una volta, evidenzierà i rischi legati alla dinamica del debito che, seppur in discesa, è molto lontana dalle richieste Ue.
Inoltre, i dubbi sull’andamento dell’economia italiana sono legati anche alle riforme che, sebbene vengano elogiate e sostenute dall’Europa, non sono ancora realtà: «L’Italia sta facendo cambiamenti importanti, che aumenteranno il potenziale di crescita, ora bisogna vedere se saranno attuati», ci tiene a ricordare Katainen.