Si accelerano i tempi per avere al più presto a disposizione delle parti le trascrizioni dell’audizione del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sentito l’altroieri al Quirinale come testimone nel processo sulla trattativa Stato-mafia. È stato lo stesso capo dello Stato ad auspicare tempi brevi e quindi fra qualche giorno saranno disponibili i verbali della sua deposizione. Intanto è scontro Pd-M5S.
La procedura di trascrizione viene curata dal presidente della Corte d’assise, Alfredo Montalto, cui sono state consegnate ieri le registrazioni dell’incontro al Quirinale. Di solito il servizio di trascrizione richiede cinque giorni, quindi dovrebbe slittare alla settimana prossima, ma vista la straordinarietà del teste ci potrebbero essere tempi record.
Per il procuratore aggiunto Vittorio Teresi, uno dei cinque pm del processo per la trattativa intervenuti al Quirinale, «l’audizione di Giorgio Napolitano può apparire come un atto straordinario. Ma solo perché straordinaria è la figura del teste. In realtà si è trattato di un atto ordinario. Indubbiamente – aggiunge – la testimonianza di Napolitano, che all’epoca ricopriva la terza carica dello Stato, si è rivelata di grande utilità. È servita soprattutto a ricostruire il vero clima di intimidazione creato dalla mafia con gli attentati dell’estate del 1993».
L’accusa rintraccia, infatti, una relazione tra le bombe di Cosa nostra e il mancato rinnovo di numerosi decreti del 41 bis sul carcere duro. «La mancata proroga – osserva Teresi – va letta come un segno di indebolimento dello Stato».
L’audizione di Napolitano è ritenuta «utile» dalla Procura perché, secondo Teresi, costituisce un «indubbio arricchimento dei dati probatori». Non è del tutto d’accordo l’ex magistrato della Procura di Palermo Antonio Ingroia, che ha parlato di testimonianza «non
determinante e in parte deludente. Il risultato più importante è stato che il presidente abbia detto che le bombe del ’93 sono state un aut-aut della mafia contro lo Stato – spiega l’ex pm –. La deposizione è stata invece deludente sull’aspetto per me più importante, ovvero quello che riguarda l’ex consigliere giuridico del Quirinale, Loris D’Ambrosio». Intanto Grillo attacca: «Cosa teme Napolitano? La sua reazione è di per sé un’ammissione di colpevolezza». Replica il Pd con il capogruppo della commissione Giustizia di Montecitorio: «Grillo è oramai al delirio. Qualcuno, per piacere, gli dica di fermarsi».