Allarme profughi, la Svizzera chiede maggiori controlli

Le antenne sono alzate dallo scorso 28 febbraio. Da quando il Governo italiano ha dichiarato la fine dell’emergenza umanitaria, dei profughi provenienti Nordafrica.

La paura svizzera è così quella che quei profughi tentino di passare clandestinamente la frontiera.

E con loro attraverso anche i valichi del Varesotti arrivino criminali e irregolari. Come già, peraltro, sta avvenendo. Per questo secondo la Camera dei Cantoni, in pratica il senato elvetico, i controlli alla frontiera con l’Italia devono essere intensificati, visto che Roma non applica in modo soddisfacente l’accordo di Dublino.

Contro il parere del Consiglio federale, infatti, è stata approvata una mozione che era già passata al Nazionale, la Camera elvetica, lo scorso giugno.

«Il recente afflusso di rifugiati dal Nordafrica ha dimostrato che gli accordi di Schengen e Dublino non funzionano correttamente, contrariamente a quanto ha sempre sostenuto il Consiglio federale, – ha sottolineato il relatore della commissione – E praticamente tutti gli immigranti provenienti entrano in Svizzera attraverso l’Italia, ma non si riesce a rinviarli nella Penisola, come prevede l’accordo di Dublino, o lo si fa solo troppo tardi».

Da qui la richiesta di maggiori controlli alle frontiere. Con il Varesotto ma anche con il Comasco.

Anche perché l’articolo 23 del codice frontiere Schengen prevede che, «in caso di minaccia grave per l’ordine pubblico o la sicurezza interna, uno Stato membro può ripristinare i controlli sistematici alle frontiere interne».

Per il Parlamento svizzero, così, il massiccio afflusso migratorio dal Nord Africa può essere definito una minaccia sufficiente per l’ordine pubblico o la sicurezza interna. Anche alla luce delle ricaduti sul crimine che questo comporterebbe.

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