Crollo Barletta, nove indagati per disastro e omicidio colposo

BARLETTA, 6 ott. (TMNews) – E’ calato il silenzio a Barletta, dopo i funerali delle cinque vittime del crollo di via Roma. La città sembra immobile. Al contrario del lavoro frenetico degli inquirenti che procede spedito. A tre giorni dalla tragedia, già nove persone sono state iscritte nel registro degli indagati. Il pm inquirente della Procura di Trani, Giuseppe Maralfa, ipotizza i reati di disastro e omicidio colposo per la morte delle quattro operaie e della ragazzina di 14 anni, figlia dei titolari dell’opificio, nello scantinato del palazzo crollato.

Gli indagati sarebbero tecnici comunali e rappresentanti dell’impresa che faceva lavori nella zona. Sotto accusa la decisione di demolire lo stabile adiacente a quello crollato.

“Sì, sono stato interrogato dal procuratore capo, ma parlerò fra 15 giorni: ora resto in silenzio”. Questo ha detto Rosario Palitessa, l’ingegnere del Comune di Barletta che fece il sopralluogo nella palazzina poi crollata insieme con altri tecnici e quattro vigili del fuoco venerdì scorso.

Nella ricerca della verità, l’inchiesta segna un primo punto fermo. Il palazzo è crollato appunto a causa dei lavori che lunedì mattina sono stati effettuati nella struttura collegata: abbattere lo stabile significava mettere in pericolo quelli confinanti.

Qualcuno aveva segnalato il pericolo, con una serie di ricorsi ai tribunali amministrativi , dicendo che quel “piano di recupero” era illegittimo e pericoloso, ma l’allarme è andato inascoltato. Polizia e carabinieri stanno raccogliendo informazioni sui risultati del sopralluogo fatto venerdì 30 settembre scorso nello stabile crollato. E’stata anche sequestrata la documentazione relativa alle autorizzazioni ottenute nel tempo per svolgere i lavori di demolizioni propedeutici alla costruzione del nuovo manufatto da parte del proprietario dell’area e dell’impresa edile alla quale erano stati affidati i lavori.

La Guardia di finanza, dal canto suo, sta acquisendo notizie sull’attività del maglificio, per verificare la sussistenza dei requisiti previsti dalla normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro e dalla regolarità delle assunzioni. Come hanno denunciato i parenti delle vittime, le donne lavoravano in nero per 4 euro l’ora.

XBA

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