Dalle favole che ci hanno raccontato da piccole, alle leggende a cui siamo disposte ad abboccare e diffondere.
Il nuovo spettacolo di Debora Villa, “Donne che corrono dietro ai lupi”, in scena al teatro Manzoni di Milano fino a domani (posto unico 25 euro, info 02/7636901) è un vagabondare tra storia antica e recente, favole e cronache per raccontare la donna oggi. La comica milanese sarà accompagnata dalle musiche dal vivo di Rafael Didoni.
No, è il contrario! Con le mie coautrici Francesca Micardi e Alessandra Torre nel 2011 abbiamo racimolato talmente tanto materiale comico che per lo spettacolo avanzava, così abbiamo deciso di raccoglierlo nel libro, l’anno dopo. Ora ho deciso di riportarlo in scena.
Gli uomini cattivi, che si travestono da uomini, ma sono lupi, iene, incapaci di amare le donne e cercano di colpirle, ferirle. Fortunatamente non sono tutti così, alcuni sono meravigliosi, ma i dati sulla violenza femminile parlano chiaro.
No, me la prenderò anche con loro! Mi concedo la libertà di partire dalla Bibbia, riscrivendone la storia, per raccontare l’universo femminile. Inizierò dal parto, per passare alla contraccezione, alle favole sul principe azzurro che ci hanno raccontato. Non riusciamo a capirci perché siamo vincolati da stereotipi di genere.
Tra le favole Biancaneve, una decerebrata che va nel bosco in una catapecchia a fare da serva a sette nani e canta con gli animali manco fosse san Francesco. E il principe azzurro che vede una morta e la bacia? Avendo 45 anni, sono cresciuta con le commedie in cui la donna era alla ricerca di un uomo da sposare. Ma alla fine anche “Sex & the City” ruota intorno allo stesso concetto: le donne sono più indipendenti, fanno più sesso, ma la realizzazione ultima è solo nella coppia. Come canzone direi “Io ti darò di più” della Vanoni: la donna è destinata a soffrire perché amerà sempre di più.
A livello sociale in molti Paesi sì, ma siamo votate all’appartenenza. E poi c’è ancora molto da lavorare, anche sulle donne, che spesso sono le prime a criticare altre donne perché lavorano tanto e non hanno tempo per i figli, lo dicono anche a me. Cerchiamo di capirci, diamoci una mano!
È gattopardiano! E poi le quote rosa sono una ghettizzazione. Perché devo chiederti il permesso di concedermi il 25% di una cosa che, in un paese civile, dovrebbe essere “garantita” ? Mi stai soggiogando!
Mio malgrado. La mia passione era il teatro, la mia indole era comica, così ho messo insieme le due cose. Presto mi vedrete nella nuova serie dei “Cesaroni”, sarò l’amica cialtrona della protagonista.
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