«Venezia e Varese sono due club di grande storia e tradizione e ogni sfida che vede opposte queste due realtà del basket italiano ha sempre un fascino particolare». Drazen Dalipagic è un simbolo della Reyer, amato e osannato ancora oggi, a quasi 28 anni di distanza dall’impresa stratosferica firmata il 25 gennaio 1987, in un match che vedeva i lagunari opposti alla Virtus Bologna: 70 punti personali.
Il grande appeal a cui accenna Dalipagic contraddistingue anche il confronto di questa sera alle 19 al Taliercio, che Rete 55 trasmetterà in diretta (canale 16 del digitale terrestre).
Una contro l’altra, due squadre appaiate in classifica a 4 punti, ma affacciatesi al campionato con ambizioni e favori del pronostico differenti.
Da una parte l’Umana Reyer grande protagonista dell’estate, grazie a un mercato effervescente. Dall’altra la Openjobmetis di Pozzecco, deludente nel precampionato, autrice di ottimi exploit nelle prime due giornate della regular season.
A Venezia, con ogni probabilità, mancherà Kangur, fermo anche ieri per via dei problemi alla schiena.
Nella stagione scattata solo da poche settimane Dalipagic, gloria del basket jugoslavo, non ha ancora avuto modo di osservare di persona la realtà della serie A italiana, «ma so che Varese e Venezia hanno allestito due buone squadre».
Tante per il popolare Praja le sfide disputate negli anni ’80 contro i biancorossi: il ricordo dei personaggi affrontati in carriera riaffiora appena il pensiero torna all’antica avversaria. «Vescovi è ancora presidente?», domanda il bosniaco, protagonista di una serie playoff contro l’allora Turisanda nel 1980/81, proprio l’annata d’esordio dell’attuale general manager biancorosso.
L’attualità ha nuovi, grandi protagonisti, a cominciare dai tecnici seduti sulle panchine. Dalipagic conserva grande stima nei confronti di un coach esperto come Charlie Recalcati, mentre di Gianmarco Pozzecco ricorda soprattutto «le grandi doti del giocatore», che il Poz sta cercando di confermare – finora con risultati più che incoraggianti – nella nuova veste di allenatore.
Dalipagic, dal canto suo, ha abbandonato l’idea di una carriera da tecnico e oggi riveste quale unico ruolo nel mondo della pallacanestro quello di consulente per l’estero proprio della Reyer. «Ma io mi definirei più che altro un uomo immagine, fonte di ispirazione per qualche buon consiglio – corregge Praja – La gente di Venezia mi vuole ancora molto bene e ogni anno torno con gioia al Taliercio per assistere a qualche partita».
Circostanza che gli consente di fare paragoni fra il grande basket del passato e la realtà di oggi: «Tutti i campionati nazionali, e quindi anche quello italiano, hanno perso qualità e prestigio rispetto agli anni ’80 e ’90, quando tutti i più grandi campioni ambivano a trovare un posto nella serie A – sottolinea Dalipagic – Oggi l’unico torneo che conta davvero è l’Eurolega: per tutto il resto sarà difficile tornare all’antico splendore, perché più dei personaggi e dei talenti mancano le risorse».