«L’emozione più grande della serata è stata sicuramente il vedere tutto il pubblico di Verona e tutti i giocatori delle due squadre invocare l’ingresso in campo di Gianmarco. E poi la sua commozione, i suoi occhi che sono gonfiati di lacrime, fin quasi a scoppiare a piangere dalla gioia». Il racconto che Ugo Ducarello fa di quella grande festa che è stata l’All Star Game 2015 è ricco di tutta quell’atmosfera speciale respirata direttamente sul campo, al PalaOlimpia.
«Una serata davvero magica» la definisce il vice allenatore della Openjobmetis, che anche sabato sera, insieme a tutto lo staff biancorosso, ha affiancato il Poz nella partita delle stelle, vinta proprio dal Named Sport Team guidato dai tecnici varesini contro il Dolomiti Energia Team di Maurizio Buscaglia. Una grande festa del basket italiano che è stata anche e soprattutto una grande festa per Varese, rappresentata al meglio non solo dal coach vincitore, ma anche dall’Mvp
del match, l’ala congolese Christian Eyenga, e dal trionfatore della gara da tre punti, il cecchino canadese Andy Rautins. E Pozzecco è stato il protagonista assoluto, non solo nelle vesti di allenatore. Il suo rientro in campo, per un minuto, è stato uno show voluto a gran voce da tutti i presenti.
«Ammetto che a un certo punto, mentre tutto il palazzetto chiamava il suo nome, per convincerlo a giocare, fra me e me ho pensato: “Ragazzi, se adesso Gianmarco si mette a piangere chi lo ferma più” – racconta Ducarello, che accetta con simpatia di dare un giudizio anche alla prova espressa dal suo capo allenatore, di nuovo atleta anche se solo per una sera – A dispetto della pancetta che si è intravista sotto la maglietta del Poz, devo dire che come ha preso la palla in mano ha subito fatto un numero ai danni di Tony Mitchell. E penso che se poi fosse arrivato anche il canestro personale avremmo sicuramente assistito ad un’invasione di campo da parte del pubblico esultante».
Insomma, la Mosca Atomica non ha affatto dimenticato come si fa ad accendere la luce. «Sul fisico ci sarebbe effettivamente da lavorare un po’ – aggiunge ancora, con ironia, il vice biancorosso – Ma il talento e l’intelligenza cestistica sono sempre gli stessi». Naturale quindi che fosse così forte la spinta affinché Pozzecco accettasse di tornare a giocare, anche se soltanto per un minuto. «Non so con certezza se la cosa fosse preparata e forse effettivamente poteva esserlo, dato che Gianmarco indossava già sotto i pantaloncini, però sono convinto che a convincerlo definitivamente sia stata proprio l’atmosfera di quegli istanti e l’emozione indescrivibile nel rendersi conto di come tutti, anche i giocatori avversari, volessero vivere quel momento».
E di momenti da ricordare la serata dell’All Star Game ne ha offerti davvero tanti, anche allo stesso Ducarello. «Far parte in prima persona di uno spettacolo come quello di sabato sera è assolutamente gratificante – afferma – Inoltre sono felice di aver potuto conoscere e scoprire da vicino qualità tecniche e modi di essere di tanti giocatori. E incontrare di nuovo personaggi ai quali sono legato da amicizie profonde, che vanno oltre lo sport, come Drake Diener, insieme al quale ho lavorato diversi anni in passato, fra Capo d’Orlando e Sassari».
Poi il resto della grande festa, che ha visto Varese comunque protagonista. «Ho percepito grande felicità da parte di tutti, a cominciare da Rautins, che è stato anche l’ideatore del gavettone fatto poi a fine partita al Poz – racconta Ducarello – Andy era davvero soddisfatto di aver vinto la gara da tre punti e quando siamo tornati a Varese ha voluto offrire da bere a tutti per celebrare questa gioia». E ancora Eyenga, convocato in extremis per prendere il posto di Kuba Diawara, uno dei tanti infortunati che hanno dovuto rinunciare a partecipare. «Christian è stato l’ultimo giocatore a ricevere la chiamata per la serata di sabato e, oltre ad essere stato alla fine l’Mvp di questo All Star Game, ciò che personalmente mi ha fatto più piacere è stato il vedere il sorriso stampato sul suo volto, per tutta la sera – chiosa Ducarello – Era felice di essere lì e di giocare e questa è la cosa in assoluto più bella».