Una preghiera in tante lingue I popoli costruiscono l’unità

Ieri il cardinale Angelo Scola a Varese per la celebrazione ecumenica. «Partiamo da qui perché è una realtà ricca, composita e importante»

Da Varese comincia l’ecumenismo di popolo.
Lo ha sostenuto l’arcivescovo di Milano di fronte a più 800 persone, ieri pomeriggio, in occasione della prima giornata della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Il cardinale , ha presieduto nella basilica di San Vittore, una celebrazione ecumenica di fronte ai rappresentanti delle chiese: cattolica, anglicana, metodista, evangelica, luterana, battista e ortodossa romena.
«Siamo partiti da qui perché c’è una composita e ricca realtà ecumenica – ha osservato don , membro della Commissione per l’Ecumenismo e dialogo della Diocesi e incaricato per la Zona pastorale di Varese – Possiamo essere contenti perché nella preghiera e nella comune fede abbiamo espresso il nostro desiderio di unità e di comunione che è la cosa più importante in questo momento come ha detto l’arcivescovo nella sua omelia».

Ed è stato, infatti, l’Arcivescovo a rimarcare che il ritrovarsi a pregare «è già di per sè un avvenimento che non va dato per scontato. In pochi anni, anche in questa zona così importante della diocesi ambrosiana, si è diffuso un clima ecumenico che rappresenta un dono prezioso che lo spirito santo sta facendo alle nostre chiese. La tensione all’unificazione che questo gesto esprime proviene da quella pace che Gesù continua a procurarci».
Unificazione e pace diventano oggi una risposta «ai

fatti di morte che stanno tragicamente segnando il cammino dell’umanità anche in questo anno appena iniziato. Tutti siamo stati feriti dai terribili eventi di Parigi e non possiamo non lasciarci interrogare dalle troppe manifestazioni di violenza che stanno colpendo, in tante parti del mondo, donne e uomini e coinvolgono addirittura dei bambini, come attori inconsapevoli di morte», dalla Nigeria al Pakistan, dall’Ucraina alla Terra Santa, e ancora Siria e Iraq, fino ai non pochi conflitti civili in Africa.
Il cardinale ha proseguito dicendo «il nostro gesto di comunione si situa dentro questo contesto che vede il male all’opera mediante l’arma della divisione, la volontà di dominio, l’istigazione alla violenza, il terrorismo, le guerre. E allora la nostra preghiera comune non può che farsi invocazione di pace. Di fronte al mistero del male la prima posizione del cristiano è rivolgersi Dio domandando perdono e chiedendo pace».
Vivere questo gesto qui a Varese, delocalizzandolo da Milano «è segno – per Scola – che sta lentamente cominciando, dal basso, un ecumenismo di popolo che, non deve sostituire altri livelli del nostro dialogo, ma che sarà certamente la strada principale per quell’unità a cui tutti aneliamo».

Quella di ieri è «la parte visibile di un lavoro fatto negli ultimi due anni a Varese – spiega , pastora della chiesa Battista – I diversi rappresentanti delle diverse chiese si sono incontrati regolarmente con l’obiettivo, di costituirci come consiglio delle chiese cristiane nel quale insieme si prendono decisioni di tipo pastorale per la realtà di Varese».
Per, della chiesa evangelica La Sorgente «siamo diversi per tanti aspetti e nello stesso tempo siamo molto uguali per cui manifestare alla città che vogliamo essere uniti in tanti aspetti della nostra fede credo che sia di grande importanza sopratutto se vogliamo crescere insieme e diventare quello che Gesù ha comandato persone che amano e si rispettano l’un l’altro».
«Soprattutto dopo tanti secoli in cui alcuni di noi non si sono sopportati, adesso qualcosa sta cambiando davvero. Ed è un immenso piacere il cambiamento».