Sempre più sovente mi chiedo quali siano i parametri di scelta nel mondo editoriale, soprattutto da noi in Italia ove prolifera una profusione di libri, o presunti tali, intellettualmente rimossi non appena letta l’ultima pagina.
Come pure mi domando se vi sia sinergia tra l’editoria e la scuola. Ho letto da poco un libro “Le quatrième mur”, firmato dal nostro collega francese Sorj Chalandon, giornalista a Libération e poi al Canard Enchainé, grande reporter di guerra.
Come spesso mi accade, ogni volta che torno nel mio Paese d’adozione, faccio man bassa nelle librerie, poi a casa solitamente pesco nelle pile di romanzi a random. Spesso la scelta magicamente cade su opere attinenti al momento vissuto, nel caso specifico l’infinito conflitto in Medio Oriente .
“Il quarto muro”, finora non tradotto o ripreso da editori italiani, è un’opera sconvolgente, una narrazione di guerra, nell’82 in Libano, vissuta in diretta, che lascia addosso l’odore acre delle bombe, fa sentire il terrore e la crudeltà umana. Assolutamente nulla a che vedere con i film ma molto più forte. Sotto la penna dell’autore le parole assumono una potenza sconvolgente, penetrano nell’animo come una granata. Non solo, descrive anche il profondo disagio psicologico di coloro che tornano da questo inferno. Il libro ha vinto il Premio Goncourt 2014 dei Liceali francesi.
Come funziona? In collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e l’Accademia di Francia, quest’ultima propone dei libri suscettibili di interessare i giovani che eleggono il vincitore attraverso una votazione. Un’ottima strategia di comunicazione a livello culturale nonché di conoscenza della cruda realtà e al medesimo tempo una maniera oltremodo intelligente di vendere i libri. Ma non è tutto, la scelta da parte dei giovani testimonia di un grande senso di responsabilità, di una certa etica riconfortante che fa preludere ad una generazione coinvolta nelle sorti del mondo. A volte guardando la movida serale nelle piazze varesine mi viene voglia di andare ad intervistare quei nostri ragazzi muniti di birra per chiedere loro: «Lo sai che c’è una guerra in Siria? In Israele? In Palestina?» E vorrei tanto che non mi chiedessero da chi sono arbitrati questi Paesi.
Nicoletta Romano
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