Guarda il cielo blu macchiato solo da due puntini bianchi (gli occhietti del Peo?), punta l’indice sulla cima del Campo dei Fiori e, come se un mare ancora più calmo gli scorresse nell’anima, sussurra: «Vedi, Confa? Dopo la pioggia esce sempre il sole». Stefano Bettinelli sapeva già tutto all’alba di una giornata memorabile, conclusa nel tramonto biancorosso di Roma, tra le lacrime liberatorie di chi – in meno di ventiquattr’ore – è andato e tornato a nuoto dall’America.
Roba da sciogliere il sangue nelle vene, come la crostata lasciata segretamente da Maccecchini per i giocatori negli spogliatoi: il Siena e il Padova, con milioni di ambizioni e protezioni altissime, scompaiono, e noi no. Il puntino biancorosso con due palle così è ancora qui, anzi là, vicino agli occhietti del Peo.
L’attesa spasmodica e l’incoraggiamento eroico dei tifosi hanno spianato il coraggio di pochi cavalieri che sono andati a prendersi la B. All’ultimo respiro: come il gol di Buzzegoli o il palo colpito del novarese Lepiller solo perché una città intera soffiava contro. Con il guizzo tipico varesino di chi, quando la vita sembra scappare, s’oppone: c’è tempo per morire.
: inizia il cinema
Giuseppe D’Aniello è a Milano. Serve l’ultimo pezzetto di carta da prelevare in Lega, poi si va spediti alla sede Ubi di Saronno insieme a Laurenza (con famiglia, servono le firme di tutti) per chiudere il cerchio: l’originale della fidejussione da 800mila euro e il prestito-ponte da 700mila (garantito e controgarantito da chi di dovere: mancava solo la firma di papa Francesco). Il Frecciarossa delle 13 aspetta il direttore generale e il presidente Laurenza per condurli alla sede Covisoc di Roma. Quando sembra fatta, il destino dice “no”: è la storia del Varese.
: non si parte più
«Sono Giuseppe, spostami il treno dalle 13 alle 15»: un sms di D’Aniello mozza il respiro poco prima dell’una. Ubi chiede un altro documento, probabilmente relativo a Oro in Euro. Apriti cielo. Vola, Giuseppe, vola.
: è fatta, Ubi ha rilasciato la chiave della B dopo una battaglia campale dove a ogni garanzia consegnata ne veniva subito richiesta un’altra. Ma alla fine l’urlo di Varese era ancora lì, duro a morire, scolpito con il cuore sulla bacheca del sito Ubi da centinaia di tifosi, e non poteva essere strozzato. Così come l’intervento del sindaco e di chi, dall’alto, gli vuole e ci vuole bene. Corri in stazione, Giuseppe, corri più veloce della luce: mancano 50 minuti. E spera che il treno sia puntuale.
: corri, Giuseppe, corri
Un guasto della metro a Roma, i taxi presi d’assalto, un gran caos: bisogna trovare qualcuno che aspetti Laurenza e D’Aniello a Termini e li fiondi alla Covisoc, a costo di fingere un malore e chiamare l’ambulanza. Sempre che il Frecciarossa non si guasti a Firenze (allora chiamiamo l’ elicottero), o non accumuli mezz’ora o un’ora di ritardo.
: «Siamo a 4 chilometri dalla Centrale, nel traffico. Lasciamo l’auto in mezzo alla strada, qualcuno venga a recuperarla. Dobbiamo arrivare al binario 12».
: «Siamo quasi a Firenze. Puntuali».
: «Tra 25 minuti arriviamo. Ci aspetta un amico».
, mancano 55’ alla fine del Varese (e se alla Covisoc si accorgono che manca qualcosa?): «Siamo in taxi, 3 chilometri e ci siamo».
: «Siamo dentro».
L’ora, Giuseppe, dicci l’ora in cui il Varese si è iscritto: «Le 18.19». San Giuseppe, preghiera esaudita.
: «Questa la racconto ai nipoti. Siamo sudati. Alle 14 eravamo ancora a combattere in banca. ora su un altro pianeta. Lasciatemi cantare».
Titoli di coda: Varese in serie B, adesso iniziamo a giocare. Non è vero che i varesini sono sordi: se gli dai chiarezza e onestà ti seguono anche all’inferno. Altra verità: Laurenza, al netto d’errori d’ingenuità (qualcuno la chiama purezza) e collaboratori sbagliati, ha messo sul piatto tutta la sua vita, la sua famiglia e il suo patrimonio per iscrivere il Varese. Non esiste sacrificio più grande. Come il lavoro di squadra che ha prodotto l’iscrizione (Laurenza-D’Aniello-istituzioni), e l’appoggio che servirà per risanare la società – via tutte le figure che l’hanno portata a rischiare la vita – e rafforzarla.
Ma ora lasciateci ancora per un po’ il sapore del sangue di questa battaglia. Del mare di tifosi e di quel pugno di persone che hanno lasciato tutto sul campo per iscrivere avventurosamente il piccolo Varese, nudo solo col suo cuore. Due di queste persone ci sentiamo di ringraziarle: Giancarlo Giorgetti (ispirato e guidato magistralmente da papà Natale) e Michele Lo Nero, molto meglio che il futuro amministratore delegato di cui si vaneggia: è un amico di Laurenza, quindi del Varese.
Andrea Confalonieri
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