Tre generazioni di imprenditori visionari e capaci di credere nei cambiamenti. Una produzione che crede fortemente nel made in Italy, inventiva e passione. I segreti del successo della Galmarini & c. snc di Cassano Magnago, un altro dei gioielli di Confartigianato Varese.
Alberto Galmarini, 44 anni, terza generazione nella tessitura di famiglia, conosce molto bene il significato di cambiamento, perché quando non hai alternative dentro quella parola si gioca tutto il tuo futuro. Non era la prima volta, dai tempi in cui nonno Fiorino era partito con i peli di cammello e i crini sintetici e papà Gianfranco aveva continuato con l’interfodera.
Mai come allora, però, la scelta di cambiare coincideva con la sopravvivenza dell’azienda. Il suo cambiamento arriva in azienda negli anni ’90: «Se non avessimo rivoluzionato tutto, oggi non ci saremmo più».
Perché? «Perché arrivava dalla Cina e noi, come molte altre aziende della filiera, non eravamo più competitivi su niente – spiega Galmarini – Insomma, non bastava più produrre genericamente. E così ho provato a cambiare, a fare nuovi prodotti e a scremare il mercato, soprattutto chi non pagava. Oggi siamo ancora qui, sono diminuiti i clienti e aumentati i volumi. Il 95% del nostro fatturato è prodotto ancora in Italia, soprattutto al Nord».
Bisognava osare e investire sul nuovo: «L’innovazione la detta sempre il mercato con le sue richieste – prosegue Galmarini -Abbiamo fatto articoli nuovi non sapendo però che poi sarebbero stati usati in campi particolari come l’automotive. Un nostro nylon speciale, che produciamo per i ricami, so che è stato usato per gli stampi dei paraurti della Maserati. E poi abbiamo iniziato a produrre tele pittoriche. E per farlo abbiamo dovuto investire in nuovi macchinari che è fondamentale se vuoi mantenere alta la qualità».
E dalle tele pittoriche, dall’arte, è arrivato il valore aggiunto: «Ho chiesto un consiglio a un mio cliente che mi ha dato questo spunto, mi sono informato, ho fatto gli investimenti necessari, siamo partiti e questa scelta mi ha salvato l’azienda. Oggi rappresenta il 30% della nostra produzione con buone prospettive anche per i mercati esteri. Qui in zona ci sono tre tra le aziende più importanti d’Europa in questo tipo di produzione» aggiunge Alberto.
Che lancia un messaggio anche alla politica locale: «È necessario rivalutare le scuole tecniche che sono state sacrificate troppo in fretta. È un sapere che non si recupera facilmente e di cui la filiera ha ancora bisogno. Oggi sono tutti ingegneri, ma che cosa vanno a fare non si sa. Un tempo il perito tessile aveva le conoscenze fondamentali, io stesso arrivo da Busto Arsizio che nel tessile-maglieria esprimeva grandi competenze». Galmarini guarda al futuro di un’impresa familiare dove oggi lavora part time anche la sorella. «I miei figli? Sono piccoli. Quando arriverà il momento saranno loro a scegliere cosa fare» e chiude condividendo un grande insegnamento ricevuto dal padre: «Essere coerenti nelle scelte e non fare mai il passo più lungo della gamba».
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