Inchiesta Expo, la difesa di Maroni e i dubbi di un accanimento nei suoi confronti. Ora si scava sulle missioni istituzionali, ma il Governatore contrattacca: «Dovremmo andare a verificare quante persone compongono le delegazioni di ogni viaggio all’estero?».
Dopo l’avviso di garanzia per le assunzioni di due collaboratrici in Expo ed Eupolis e le richieste di dimissioni da parte del Movimento Cinque Stelle in Consiglio regionale, ieri la pubblicazione di una notizia di agenzia che, riportando «fonti vicine alle indagini», parla di accertamenti su quello che viene definito «un viaggio in stile Prima Repubblica», la tappa del World Expo Tour effettuata da Regione Lombardia il 2 giugno scorso a Tokyo.
Sì, perché i titolari delle indagini, il procuratore aggiunto e il pubblico ministero, avrebbero spostato il tiro dalle assunzioni alle spese effettuate nell’ambito di Expo, ascoltando alcune persone informate sui fatti, tra le quali una segretaria della Regione e una collaboratrice del responsabile delle relazioni esterne di Expo.
Il governatore, ieri a Varese per incontrare il Consiglio della Camera di Commercio, non ci sta allo stillicidio: «Spero che sia smentito che questa definizione di “viaggio in stile Prima Repubblica” sia effettivamente giunta da fonti vicine agli inquirenti, altrimenti sarebbe grave. Anche perché risulta che la delegazione per Tokyo fosse composta da quattro persone, e costata circa 25mila euro».
«Se tutti i viaggi istituzionali all’estero, dalla Prima Repubblica in avanti, costassero così, avremmo risparmiato decine di milioni di euro». Una nota ufficiale di Palazzo Lombardia ha chiarito infatti, a proposito della missione a Tokyo per Expo, che «la delegazione di Regione Lombardia, guidata dal vicepresidente , era composta solo da quattro persone, compreso lo stesso Mantovani, e ha avuto un costo totale, tutto compreso, inferiore a 25 mila euro: numero di partecipanti e costi infinitamente inferiori a qualunque altra missione svoltasi durante la cosiddetta Prima Repubblica e anche negli anni più recenti».
Oltretutto poi, «la missione è stata coordinata dal Ministero degli Esteri nell’ambito delle iniziative promosse per la festa della Repubblica del 2 giugno».
«Tale iniziativa ha previsto missioni analoghe a quella di Regione Lombardia in altri Paesi esteri, ad esempio quella del sindaco di Milano a Dubai, quella del commissario Expo a Tel Aviv, quella della presidente di Padiglione Italiaa Madrid e quelle di ministri e sottosegretari in decine di ambasciate italiane nel mondo».
A questo punto Maroni si aspetta che i riflettori delle Procure si accendano su tutte queste missioni, compresa quella del premier Renzi in Cina, sempre in quel periodo? «Io parlo per me e non mi viene certo in mente di andare a vedere quante persone erano presenti in quelle delegazioni – replica il governatore lombardo – ma difendo l’onore, l’onorabilità e il buon governo di Regione Lombardia».
«Se vengono diffuse falsità prive di fondamento, reagisco con i dati e i documenti: una delegazione di sole quattro persone è senza precedenti, il resto sono solo pregiudizi». Maroni conferma comunque di essere a disposizione dei magistrati quando vorranno sentirlo.
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