L’istrione conte accende il teatro

Una standing ovation ha accolto Paolo Conte al suo arrivo sul palco del Teatro della Società.

Sulle note di “Bartali” e sulle parole dedicate a «quel naso triste come una salita», tutto il teatro si è alzato in piedi ad applaudire un cantautore, che ha lasciato troppe tracce nella vita e nella mente di moltissimi, perché la riconoscenza non fosse manifesta. Ed in quegli applausi non c’era l’isterismo che spesso si respira dietro ai personaggi noti, quanto piuttosto del vero affetto, era il grazie caloroso dei lecchesi ad uno che ha riempito con le sue note e le sue parole tanti silenzi.

Traduttrice di Harry Potter

A Paolo Conte è stato assegnato il premio alla carriera del Premio Letterario Internazionale “Alessandro Manzoni-Città di Lecco”.

Il Premio Manzoni, organizzato dall’Associazione nazionale 50&Più, in collaborazione con Confcommercio, il Comune di Lecco e il Centro Nazionale di Studi Manzoniani e che anche quest’anno vede come media partner il nostro giornale, ha celebrato al Sociale la sua nona edizione di fronte ad un numeroso pubblico e a tantissime autorità e uomini delle istituzioni. C’erano anche Elisabetta Sgarbi, editor di Bompiani, e Mario Andreose, direttore letterario Rcs libri. Le danze sono iniziate con la consegna a Beatrice Masini ed al suo romanzo, “Tentativi di botanica degli affetti” (Bompiani), del premio al romanzo storico.

Traduttrice italiana di Harry Potter e autrice per bambini e ragazzi, Beatrice Masini è alla sua prima esperienza nel campo della narrativa “per grandi”; impresa riuscitissima la sua, visto che quest’opera è stata anche nella cinquina del Campiello. La scrittrice ha colloquiato con Matteo Collura, presidente della giuria, e Gianmarco Gaspari, direttore del Centro Nazionale Studi Manzoniani di Milano. «Accanto alla legittima soddisfazione per l’assegnazione di questo premio – ha detto tra le altre cose la Masini -,

mi sembra si sia chiuso un cerchio. È inutile nascondere che quando ho cominciato a scrivere il romanzo mi sono posta il “problema” Manzoni. I luoghi entro i quali avviene la narrazione rimandano al grande scrittore, se poi si aggiunge il fatto che io vivo a Brusuglio è evidente che l’ombra di Don Lisander aleggiasse ovunque. Non era mia intenzione scomodarlo, ma la sua “presenza” è troppo importante per ignorarla. D’altra parte per scrivere il romanzo ho letto molto su di lui e sulla sua famiglia per cui sia i luoghi che alcune coincidenze, come l’amore di uno dei protagonisti per la botanica, rimandano inevitabilmente proprio a Manzoni».

Complicità e confidenze

La seconda parte del Premio Manzoni è stata dedicata a Paolo Conte, vincitore del premio alla carriera. Sul palco del Sociale, insieme al grande chansonnier, c’erano Vittorio Colombo, responsabile dell’edizione lecchese de “La Provincia”, Enrico De Angelis e Antonio Silva, due personaggi storici del Premio Tenco ed amici di Paolo Conte, e Gian Luigi Daccò, per tanti anni direttore del Museo Manzoniano e membro della giuria del Premio Manzoni.

Sono stati loro a condurre le fila di una chiacchierata informale ma di grande effetto, a cui Paolo Conte si è prestato con grande disponibilità. Si è creato subito un clima di contagiosa complicità, che ha permesso al pubblico di godersi un Paolo Conte in vena di confidenze. Abbiamo così ascoltato il cantautore confidare la sua difficoltà con la lingua italiana, così poco elastica da adattare alla musica, e commentare il suo grande successo in Francia, di cui lui stesso è il primo a sorprendersi. Si è poi parlato dei suoi paesaggi in musica, della sua ironia come del suo pudore a trattare storie troppo vicine alla realtà. Il tutto tra i siparietti camerateschi tra Enrico De Angelis e Antonio Silva ed alcuni filmati storici del Premio Tenco, in cui il protagonista era proprio Conte.

Si è andati dalla sua prima esibizione al Tenco nel 1976, fino ad una divertentissima “Sudamerica” cantata insieme a Ivano Fossati, Francesco De Gregori ed uno scatenato Roberto Benigni alle maracas. Non è mancato un curioso montaggio di alcune strisce di Sergio Staino dedicate ad un concerto di Conte, accostate ad un’esibizione dal vero, in cui echeggiavano le note di “Mocambo”. Un montaggio, tra l’altro, eseguito dagli studenti dell’Istituto Fiocchi. Al termine è avvenuta la premiazione per un Conte visibilmente soddisfatto, che ha persino reclamato una locandina con su Don Lisander, «giusto per farmi un po’ di compagnia». nn

Gianfranco Colombo

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