Riforma del Catasto, sarà un’altra stangata per i varesini? Oggi la rendita catastale media, base imponibile per Imu e Tasi, è dell’84% più bassa rispetto ai valori immobiliari di mercato: ma è su questi ultimi che si baserà il ricalcolo previsto dalla riforma.
Varese si piazza al 76esimo posto in Italia, tra Cagliari e Cremona, nella graduatoria dei capoluoghi di provincia, stilata dall’istituto di ricerca Nomisma per Il Sole 24 Ore, in cui è maggiore la sperequazione tra i valori catastali e i prezzi di mercato. E in cui, di conseguenza, è prevedibile un maggior aumento della base imponibile a seguito della riforma del catasto che dovrebbe andare a regime entro il 2019.
Un piazzamento, quello della nostra provincia, che in sé non è nemmeno particolarmente sconfortante. Anche se in capoluoghi a noi vicini, come Novara e Como, il divario è più basso, rispettivamente al 72 e al 58%. L’analisi di Nomisma certifica una rendita catastale media di 101mila e 999 euro nel capoluogo, a fronte di un prezzo medio di mercato di un immobile che arriva a toccare i 188mila e 95 euro.
Il divario tra i due valori nella Città Giardino è dell’84%, il che lascia presumere che la base imponibile su cui vengono calcolate le tasse immobiliari è di circa l’84% più bassa di quanto potrà esserlo nel momento in cui la riforma del catasto sarà completata.
Se fosse così, il rischio che le tasse locali possano arrivare quasi a raddoppiare sarebbe concreto, anche se la riforma del catasto lascia qualche speranza quando parla di «invarianza di gettito fiscale», sottintendendo quindi che una volta rivoluzionato il sistema del catasto, con un rialzo delle rendite, dovranno essere di conseguenza riviste, al ribasso, le aliquote fiscali . Scendendo più nel dettaglio, la ricerca fa notare come a Varese il divario sia maggiormente rilevante per le case di categoria A3, le cosiddette “case economiche” , dove arriva al 110 per cento. Si tratta del 29 per cento delle case dei varesini. Mentre gli immobili di categoria A2, che per il catasto sono “abitazioni civili” e nella Città Giardino rappresentano il 50% dell’intero patrimonio immobiliare, presentano un divario più ridotto, del 63%.
Questo cosa significa? Che, come ricorda l’esperto di catasto , l’attuale valutazione catastale conserva squilibri ereditati dal passato, non considerando i cambiamenti che sono avvenuti: «Possono esserci abitazioni a Sant’Ambrogio che sono classificate come di pregio, così come in zone vicine al centro certe vecchie abitazioni che , sono ancora classificate in categoria supereconomica». È soprattutto nelle città, dove le rivalutazioni di certe aree a scapito di altre sono state più sensibili nel corso dei decenni, che il riequilibrio indotto dalla riforma del catasto potrebbe rivoluzionare le rendite e cambiare radicalmente la distribuzione del fisco locale.
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