I nuovi poveri non si possono più ignorare, soprattutto quando dormono sotto la Camera di Commercio. Sono sempre di più le persone che si ritrovano senza lavoro, una casa e un aiuto su cui contare. L’estate li spinge a dormire sotto le stelle, ma quanto tempo può passare prima che l’amministrazione intervenga?
Ne stiamo parlando da mesi e per alcuni siamo anche riusciti a trovare una sistemazione, ma i senzatetto in città sono sempre di più e occorre un’organizzazione che riesca a occuparsi di loro con regolarità.
Se fino a qualche tempo fa la loro presenza non era percepita dai varesini, adesso cominciano ad arrivare segnalazioni da più parti della città. Avvistamenti di persone che posizionano il loro materasso nelle vie centrali, radunano le cose sotto un portico e vivono per la strada. In alcuni casi creando anche una situazione di degrado che comprende avanzi di cibo, cartacce e bottiglie lasciate intorno ai giacigli.
È il caso di via Adamoli, in cui il giaciglio di fortuna di un senzatetto si è trasformato in una sorta di “discarica a cielo aperto”. Oppure dei nuovi inquilini della Camera di Commercio.
Dormono sotto il portico , di notte come di giorno, sdraiati sopra a dei cartoni. Abbandonati a loro stessi a due passi dalla centralissima piazza Monte Grappa.
«Pian piano la gente comincia ad accorgersi di loro perché sono diventati tantissimi – spiega dei City Angels – Non sono senzatetto navigati, perché quelli vivono ai margini ella società e difficilmente si fanno notare. Sono i nuovi poveri, quelli che vanno a bussare alle porte del dormitorio ma non trovano posto. Quelli che avrebbero diritto a una casa, ma sono in lista di attesa. E nel frattempo dove vanno a dormire? In posti centrali, trafficati e in cui comunque possono sentirsi al sicuro». Perché la vita da senzatetto è pericolosa e se non si hanno le spalle larghe, i rischi che si corrono sono peggiori del passare qualche notte all’addiaccio.
«I rischi che Varese corre ora sono due: quella di diventare un dormitorio a cielo aperto e che certe situazioni possano degenerare e rendere la città meno sicura». Perché quando non si ha più nulla da perdere si è capaci di tutto. Se non si vuole intervenire per spirito di carità, lo si dovrà fare per egoismo.
«Fino ad oggi ci si è potuti permettere di ignorare e chiudere gli occhi davanti a tanti bisognosi. Le associazioni sono intervenute e hanno fatto il possibile, ma occorre fare di più – continua Aimini– manca il cibo per esempio. Noi come City Angels abbiamo dovuto interrompere le distribuzioni. Da domenica non abbiamo più nulla e non ci sono parole per descrivere le facce dei nostri assistiti al momento in cui glielo abbiamo comunicato».
Chi penserà ai padri separati e senza lavoro che vivono per la strada, alle famiglie che hanno perso la casa e vivono in macchina, alla signora che ha perso il marito (suicida), ha lo sfratto imminente e due figlie a cui pensare? Perché queste sono le situazioni.
«Adesso occorre iniziare a pensare all’inverno. Tutte queste persone con il freddo dove si rifugeranno? Non se ne andranno da Varese in cerca di città più accoglienti, perché qui sono radicati e hanno gli affetti».
Non si sposteranno a Milano o a Como, dove le amministrazioni attrezzano dei tendoni riscaldati per non farli morire di freddo.
«Sarebbe il caso di farlo anche a Varese – chiede Aimini – Non dico che tutto debba essere a spese dell’amministrazione, anzi. Ma almeno che ci diano la possibilità di farlo noi, in collaborazione con altre associazioni del territorio».
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