Crisi/ Grecia e ‘governance’ Ue a Eurogruppo domani e lunedì

Bruxelles, 18 giu. (TMNews) – Comincia domenica sera, a partire dalle 19 a Lussemburgo, una vera e propria ‘riunione di crisi’ di due giorni dei ministri finanziari dell’Eurozona, da cui si attende il ‘via libera’ alla quinta tranche (12 miliardi) del prestito Ue-Fmi da 110 miliardi di euro concesso un anno fa alla Grecia. Su questo non dovrebbero esservi più dubbi, anche perché, nonostante non abbia centrato in pieno gli obiettivi di bilancio a causa di una recessione più pesante del previsto, lo sforzo di risanamento è stato “colossale, con una riduzione del deficit dai 5 ai 7 punti del Pil”, come notava oggi in un’intervista a ‘La libre Belgique’ il presidente dell’Eurogruppo e premier lussemburghese Jean-Claude Juncker.

E’ ormai certo anche che i ministri finanziari non decideranno domani il secondo prestito di cui la Grecia ha bisogno per finanziarsi fino al 2015, ma discuteranno in profondità, con la speranza di arrivare a un accordo, sui meccanismi ancora controversi di questo nuovo piano (sulla cifra, forse 80 miliardi di euro, non ci sono grandi problemi). E’ chiaro, dopo le dichiarazioni del cancelliere tedesco Angela Merkel alla fine del vertice bilaterale con il presidente francese Sarkozy, ieri a Berlino, che questo secondo prestito sarà approvato dall’Eurogruppo l’11 luglio (sempre che il Parlamento greco approvi un nuovo, pesantissimo programma di austerità) e che prevederà anche un coinvolgimento dei creditori privati, ma su base volontaria, e non coercitiva (come all’inizio proponevano i tedeschi, scontrandosi con la forte contrarietà della Bce, della Commissione europea e della Francia).

Il fatto che la ‘partecipazione dei privati’ sia ‘volontaria’, di per sé, non esclude necessariamente che venga considerata dai mercati (a cominciare dalla agenzie di rating) come un ‘credit event’, ossia come una ristrutturazione vera e propria del debito di Atene, un default, innescando una serie di conseguenze destabilizzanti che soprattutto la Bce e la Commissione vogliono evitare ad ogni costo. Se, com’è fortemente probabile, si applicherà il ‘modello Vienna’, in riferimento a qa un’iniziativa presa nel 2008-2009 per alcuni paesi dell’Europa dell’Est (in una situazione, tuttavia, non del tutto simile e meno grave), i detentori privati dei titoli di Stato greci saranno invitati semplicemente a rinnovare a medio termine le proprie obbligazioni man mano che arrivano a scadenza, evitando ad Atene di dover ricorrere ai mercati.

La domanda a cui i ministri devono rispondere, tuttavia, riguarda i tassi di rendimento che sarebbero applicati ai nuovi bond greci ‘ripresi’ dai vecchi creditori privati. Con i rendimenti proibitivi attuali (ieri 16% per i titoli a 10 anni), non vi sarebbe il temuto ‘credit event’, ma i problemi per la Grecia rischierebbero di aggravarsi, visto che aumenterebbe in modo sostanziale il debito pubblico. Mantenendo i rendimenti (sensibilmente più bassi) dei bond venuti a scadenza, invece, Atene respirerebbe, ma per i mercati potrebbero considerare il meccanismo come un ‘default tecnico’, innescando l’effetto domino.

Loc

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