Italia e Svizzera: non c’è pace Ma i lavoratori sono stufi

Tensione tra il ministro Padoan e l’elvetica Widmer-Schlumpf sui negoziati in corso. Sul tavolo ristorni, tassazione dei frontalieri e black list. I sindacati: «Basta attacchi»

Ancora tensione sui negoziati Italia-Svizzera: pepato botta e risposta tra i ministri. La Lega Nord chiede «chiarezza».

Intanto sul territorio scatta la mobilitazione delle organizzazioni sindacali: «Basta attacchi e propaganda sulla pelle dei lavoratori».

Il futuro degli accordi sul frontalierato tra Italia e Svizzera fa litigare Roma e Berna, dopo che la ministra della Confederazione Eveline Widmer-Schlumpf ha lanciato un «ultimatum» sulla chiusura delle negoziazioni entro la primavera del 2015, suscitando la piccata reazione del titolare dell’economia Piercarlo Padoan.

Oltre ai ristorni e alla tassazione dei frontalieri, ci sono in ballo la partita dell’uscita della Svizzera dalla black list e quella del rientro dei capitali dall’estero.

«Serve chiarezza – invoca Marco Molteni, responsabile della Uil Frontalieri per la provincia di Varese – Su questa trattativa ne sentiamo di tutti i colori, ma nessun riscontro ufficiale, il che crea disagio e incertezze nei lavoratori. Anche perché in Ticino purtroppo, con l’avvicinarsi della campagna elettorale, continuano gli attacchi e lo screditamento dei frontalieri».

Ecco perché, per fare un minimo di chiarezza dove non c’è, le organizzazioni sindacali Unia, Uil e Cgil hanno programmato una serie di assemblee pubbliche nei territori di frontiera: la prima sarà lunedì sera a Lavena Ponte Tresa.

«Mi sembra che il caso si sia chiuso con i chiarimenti dei ministri, ma la vicenda è estremamente delicata – ammette il deputato varesino del Pd Daniele Marantelli, che da Roma segue da vicino la questione – il tavolo continua ad essere aperto e abbiamo bisogno che si concluda positivamente per dare certezze e stabilità di rapporti. Non solo per i frontalieri, il cui numero continua ad aumentare, ma in generale all’economia del nostro territorio, per la quale la Svizzera rappresenta un partner commerciale più importante di molte potenze economiche mondiali».

Eppure sul negoziato finora valgono solo le rassicurazioni dichiarate in estate dall’ex sottosegretario Vieri Ceriani, che è stato ospite della commissione italo-svizzera di Regione Lombardia, visto che non si sa nulla di più specifico.

Il senatore della Lega Nord Stefano Candiani è preoccupato: «Ogni tanto la questione emerge poi torna in apnea, perché per gli svizzeri i frontalieri rappresentano una provocazione importante rispetto ad altri fronti che considerano ben più importanti».

«Quello che ci chiediamo è che venga alla luce del sole quello che sta facendo il governo nel negoziato. Altrimenti c’è il rischio concreto che i frontalieri possano diventare merce di scambio, contro gli interessi dei nostri territori, nell’ambito della trattativa sul rientro dei capitali, su cui il Governo italiano, a caccia di risorse, conta molto».

Di qui l’invito di Candiani, a cui si aggiunge anche l’eurodeputata di Forza Italia Lara Comi, rivolto al neo-presidente della Provincia Gunnar Vincenzi, affinché «marchi stretto il Governo per pretendere chiarezza sullo stato delle trattative tra Italia e Svizzera».